In queste ore, in cui a Roma si ride e si piange e ci si incazza per l’assenza di qualunque azione comunale che non sia il delirio mediatico, e in cui si ride soltanto in tutto il resto d’Italia (e tra un po’ del mondo, che dopo Schettino non aveva proprio bisogno di un altro esempio preclaro di inettitudine da cui trarre conclusioni frettolose ma non del tutto inappropriate sulle caratteristiche genetico-culturali degli italiani tutti).

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In queste ore, dicevo, anch’io vorrei dare il mio contributo. Ma invece di scherzare su Aledanno o sul lupo alemannaro (tutta invidia, naturalmente, perché sono calembour che vorrei avere scovato io) riprenderò una citazione che ho già riportato su questo blog, lasciando a voi il piacere di decidere a quale delle 4 categorie appartenga il sindaco di Roma Capitale. Roma Capitale: eh già, perché forse non tutti sanno che l’articolo 24 della legge sul federalismo fiscale, ancora in parte inattuato, ha però dato luogo (con il decreto legislativo 156/2010 e il recentissimo schema di decreto legislativo recante ulteriori disposizioni in materia di ordinamento di Roma capitale, approvato dal Governo e attualmente all’esame della Camera dei deputati) al cambio di denominazione di Roma in Roma Capitale e delle sue istituzioni con l’aggiunta dell’aggettivo “capitolino/a”, come si può leggere sulla livrea tempestivamente rinnovata del parco macchine della polizia municipale e degli uffici comunali.
Allora, Hans Magnus Enzensberger nel suo bel libro sul generale prussiano Kurt Freiherr von Hammerstein-Equord (che ho recensito su questo blog il 7 giugno 2009) racconta l’aneddoto che segue:
Un giorno, quando gli chiesero da quale punto di vista valutasse i suoi ufficiali, disse: «Li divido in quattro tipi. Ci sono ufficiali intelligenti, laboriosi, stupidi e pigri. Il più delle volte due di queste caratteristiche coincidono. Se sono intelligenti e laboriosi, devono entrare nello Stato maggiore generale. Poi ci sono gli stupidi e pigri che costituiscono il 90 per cento di ogni esercito e sono adatti per compiti di routine. Chi è intelligente e insieme pigro si qualifica per gli incarichi di comando più elevati, perché dispone della chiarezza mentale e della stabilità emotiva per prendere decisioni difficili. Bisogna guardarsi da chi è stupido e laborioso e non affidargli responsabilità, perché combinerà solo disastri».

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Il medesimo aneddoto è ripreso dal nostro Gianrico Carofiglio nel suo romanzo Le perfezioni provvisorie (che ho recensito il 27 febbraio 2010). Merita di essere letto in questa versione per la perfezione (provvisoria, sicuramente) delle scelte lessicali:
Ha detto qualcuno che gli uomini si dividono nelle categorie degli intelligenti o dei cretini, e dei pigri o degli intraprendenti. Ci sono i cretini pigri, normalmente irrilevanti e innocui, e ci sono gli intelligenti ambiziosi, cui possono essere assegnati compiti importanti, anche se le più grandi imprese, in tutti i campi, vengono quasi sempre realizzate dagli intelligenti pigri. Una cosa però va tenuta a mente: la categoria più pericolosa, da cui ci si possono aspettare i più gravi disastri e da cui bisogna guardarsi con la massima circospezione, è quella dei cretini intraprendenti.
A voi il piacere di individuare la categoria cui apparterrebbe il sindaco Alemanno.
Ma io non resisto alla tentazione di riprodurre quello che Daniele Luttazzi raccontava di Francesco Storace, ma che secondo alcune correnti storico-biografiche sarebbe applicabile anche a Gianni Alemanno:
“Una volta Storace mi ha salvato la vita. Dei naziskin mi stavano pestando a sangue, è passato lui e ha detto «Ragazzi, può bastare».”
venerdì, 18 ottobre 2013 alle 17:24
[…] ragione il generale Hammerstein, da me citato più volte (qui e qui, per esempio). Sono le persone volonterose ma stupide a combinare i disastri […]