Rachman, Tom (2010). The Imperfectionsts. New York: The Dial Press. 2010.
ISBN 9780385343664. Pagine 306. 13,44 US$
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Romanzo d’esordio di un autore trentaseienne all’epoca dell’uscita del libro, The Impressionists ha suscitato molto interesse e più d’un entusiasmo. A me è piaciuto senza entusiasmarmi.

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Il romanzo è costruito molto abilmente. In realtà, gli 11 capitoli in cui è articolato il romanzo sono altrettanti racconti, tenuti insieme da riferimenti incrociati e dal comune riferimento al quotidiano in lingua inglese di Roma al centro del romanzo. Il trucco è vecchio come il mondo, o quanto meno come la letteratura, dai Racconti di Canterbury al Decamerone. Un trucco non particolarmente apprezzato da chi, come me, preferisce i romanzi-romanzi alle raccolte di racconti, per quanto mentite siano le spoglie dietro cui si nascondono.
Non tutti i racconti sono ben riusciti. In molti casi, anche se non in tutti, il racconto si chiude in modo inatteso, un po’ come nelle storie del Roald Dahl “da grandi” (Tales of the Unexpected, per esempio). La recensione del New York Times, molto più entusiastica della mia, tira in ballo anche Saki e O. Henry, e in quella che io vedo come frammentazione e incapacità di tenere in piedi un romanzo-romanzo, il NYT ci vede una “lente cubista”.
Al termine di ogni capitolo, in caratteri corsivi, la ricostruzione di varie fasi nella “vita” del quotidiano, dalla nascita negli anni Cinquanta alla morte nel 2004, fa da filo conduttore della storia complessiva. Non tutti i capitoli e non tutti i personaggi sono riusciti nello stesso modo: il primo, per esempio, è dedicato al patetico e deprimentissimo Lloyd Burko e mi ha fatto venir voglia di non andare più avanti. E di storie deprimenti ce n’è più d’una. Meglio, molto meglio, la chiave grottesca (il giovane Winston Cheung al Cairo) o dickensiana (la Signora Ornella de Monterecchi è una Miss Havisham attualizzata in chiave ossessivo-compulsiva).
In conclusione, anche se il libro si lascia leggere con piacere, non penso che Tom Rachman sia un nuovo grande scrittore e non aspetterò con ansia la sua prossima prova. Molto accurate, e vi assicuro che è molto raro, le ambientazioni romane.
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Come di consueto, qualche citazione annotata durante la lettura sul Kindle.
After listening to several variations of no, Lloyd puts down the phone. [161]
Most of the journalists were men, Americans chiefly, but with a few Britons, Canadians, and Australians, too. All had been based in Italy when hired, and all could speak the local language. But the paper’s newsroom was strictly Anglophone. Someone hung a sign on the elevator door that read, LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CH’USCITE—OUTSIDE IS ITALY.
And when staffers went downstairs for sandwiches they’d say, “I’m headed to Italy—anyone need anything?” [977]He doesn’t call. She wants to scream. But this is how he is: easygoing, which means tough-going for everyone else. [1244]
“I’m still funny. I’m just not funny ha-ha. More funny weird.” [1338]
Leopold Bloom was his hero, not least because they shared a taste for animal innards—fried pork kidneys in particular. [1610]
He is more a skulking fornicator, not a marriage-busting cheater. [1975]
“[…] how about the Cohibatini?” he responds. “Vodka, Virginia tobacco leaves, eight-year-old Bacardi rum, lime juice, and corbezzolo honey.” [1989]
“I have a plan,” he responds archly, but goes no further. He isn’t going to reveal himself to her. And, anyway, he doesn’t have a plan. [2918]
What are all these paintings for? A woman with a ridiculously long neck. Wine bottles and hats. A chicken in midair. A shipwreck. [3291. Si tratta, naturalmente, di un Modigliani, un Léger, uno Chagall e un Turner]
She had never learned the technique of newspaper reading, so took it in order like a book, down the columns, left to right, page after page. She read every article and refused to move on until she was done, which meant that each edition took several days to complete. [3807]
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