Un modello digitale dell’antica Roma

Rome Reborn è un’iniziativa internazionale volta a creare un modello tridimensionale dell’antica Roma. L’idea è quella di ricostruire lo sviluppo e la decadenza della città dalla fondazione alla caduta dell’Impero romano d’occidente, ma il progetto ha scelto di partire da una data convenzionale, per poi procedere a ricostruire i cambiamenti all’indietro e in avanti, in una sorta di macchina del tempo virtuale. La scelta è caduta sul 320 (anzi, per l’esattezza, sul 21 giugno 320): all’epoca la città aveva raggiunto il massimo della sua dimensione demografica (oltre 1 milione di persone) e della sua estensione territoriale. Dopo quella data furono costruiti ben pochi edifici pubblici, ma all’epoca era già stato realizzato tutto ciò che sopravvive ancora oggi, riducendo al minimo possibile la componente speculativa delle ricostruzioni.

Il progetto è stato avviato nel 1997 e vede la collaborazione dell’Università della Virginia (Virtual World Heritage Laboratory), dell’Università della California-Los Angeles (Experiential Technology Center), del Politecnico di Milano (Laboratorio di Virtual Prototyping e Reverse Modeling del Dipartimento di industrial design, delle arti, della comunicazione e della moda-INDACO), dell’Institut Ausonius (CNRS e Università di Bordeaux-3), e dell’Università di Caen.

Scopo del modello è di rappresentare le informazioni e le teorie disponibili sull’aspetto della città antica, con un’infrastruttura digitale che permetta aggiornamenti, incrementi e correzioni. Le conoscenze disponibili consentono da un lato di rappresentare la topografia e le infrastrutture (strade, ponti, acquedotti, mura, …), dall’altro di dare conto contestualmente della metainformazione sulle fonti archeologiche, documentali e teorico-speculative. In questo modo, il modello è anche una rappresentazione dello stato delle conoscenze sulla topografia della città in vari periodi. Il modello si presta anche allo studio di aspetti altrimenti difficili da approfondire, quali l’allineamento dei diversi edifici, l’esposizione, la ventilazione, l’illuminazione, la circolazione di persone e merci.

Le fonti del modello digitale possono essere ricondotte a due grandi classi:

  1. i dati “archeologici” su edifici specifici, per i quali le fonti sono gli scavi e la relativa documentazione, ma anche monete, iscrizioni, fonti letterarie antiche, immagini dal Rinascimento al secolo scorso, …
  2. dati quantitativi sulla distribuzione di particolari tipologie di edifici nelle 14 regioni in cui era suddivisa la città, per i quali le fonti principali sono due “regionari” del IV secolo (Curiosum e Notitia).

Di conseguenza, il modello digitale comporterà 2 tipi di materiali:

  1. ricostruzione di circa 200 singoli edifici per i quali si dispone di evidenze archeologiche attendibili (i Fori, l’Anfiteatro Flavio, i templi, …);
  2. rappresentazione di edifici e altri “oggetti” (stimati in 7-10.000) di cui sono note soltanto la tipologia e la frequenza nelle diverse zone.

Finora sono stati modellati circa 40 edifici e monumenti della prima classe, inclusi i 22 della parte occidentale del Foro romano: ad esempio, il Tabularium, il Foro di Cesare, le Basiliche di Massenzio e Costantino, il Tempio di Venere e Roma, gli archi di Tito e Costantino, il Colosseo e il Circo Massimo, ricostruiti con l’ausilio di un comitato di esperti. I restanti edifici e monumenti della prima classe sono per il momento rappresentati da “segnaposti” ricostruiti nello stesso modo schematico adottato per quelli della seconda classe.

Il procedimento adottato per la modellazione digitale degli elementi della seconda classe ha comportato le seguenti fasi:

  1. la digitalizzazione del Grande plastico di Roma imperiale a scala 1:250 realizzato tra il 1933 e il 1974 per impulso e sotto la direzione di Italo Gismondi e conservato al Museo della civiltà romana dell’Eur (questa fase è quella realizzata, in particolare, da Politecnico di Milano);
  2. la sostituzione dei dati “scanditi” dal Grande plastico di Roma imperiale con forme geometriche semplificate (porte, finestre, colonne, tegole, …);
  3. il disegno particolareggiato dei dettagli architettonici (porte, finestre, balconi) sulle superfici delle forme geometriche semplificate;
  4. le correzioni degli errori noti del Grande plastico di Roma imperiale (ad esempio, l’altezza dei colli fu incrementato di proposito del 20% per facilitare la visione).

Ho trovato il video e l’accesso alle altre informazioni a partire da questo sito:

Rome Reborn – An Amazing Digital Model of Ancient Rome | Open Culture

Grande plastico di Roma imperiale

museociviltaromana.it

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