Partiamo come al solito dal Vocabolario Treccani, anche se questa volta non si tratta di una parola tanto inconsueta:
- Pelle di agnello (ma anche di pecora, capra, vitello, ecc.) che, dopo accurato lavaggio e dopo essere stata liberata dal pelo, viene resa morbida mediante immersione in una soluzione di acqua e calce, quindi scarnata e infine sbiancata con ammoniaca e acqua ossigenata: mantenuta tesa su un telaio, viene fatta essiccare e inoltre, nel caso di pelli di agnello e di agnellone, rifinita sia dalla parte interna (carne) con la scarnitura, sia dalla parte esterna (fiore) con la raschiatura, eseguite con appositi strumenti; in quanto pelle non conciata, a differenza del cuoio, presenta la rigidità e la consistenza della carta grazie all’allineamento delle fibre di collagene in strati, dovuto al processo di essiccatura sotto tensione. Detta anche cartapecora, fu adoperata sin dal tempo degli antichi Egizî e ha costituito per molti secoli la materia scrittoria più pregiata e durevole fino all’avvento della carta, che, a partire dal 13° sec., l’ha gradatamente soppiantata; attualmente si usa nell’industria degli strumenti musicali, in legatoria, per diplomi di laurea, e nella fabbricazione di scatole, astucci, paralumi: un libro, un codice in (o di) pergamena; un volume legato in tutta p., in mezza p.; falsa p., p. artificiale (o cartapecora vegetale), lo stesso che carta pergamenata (v. pergamenato).
- per estensione:
a. Documento, codice, manoscritto e sim. scritto su pergamena: ricercare, studiare le vecchie pergamene; gli donarono per ricordo una p. miniata.
b. Cartoccio di cartapecora con cui si copre il lino sulla conocchia.

wikimedia.org/wikipedia/commons
Immaginavo che la parola avesse a che fare con il regno di Pergamo, da qualche parte in Asia Minore in epoca ellenistica e romana, ma non sapevo molto di più. Né ero mai stato abbastanza curioso da andarlo a cercare.
L’ho scoperto oggi e ve ne metto a parte.
Racconta Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia come Eumene II, re di Pergamo tra il 197 e il 158 AC, intendesse incrementare la propria biblioteca fino a farle superare quella di Alessandria e avesse, a tal scopo, ordinato una enorme partita di papiro dalle rive del Nilo. Ma Tolomeo, re d’Egitto, ne vietò l’esportazione, volendo preservare il primato di Alessandria, Eumene non si rassegnò e chiese ai suoi tecnici di escogitare un’alternativa. Il nuovo materiale prese il nome del luogo dove era stato inventato.
Probabilmente la ricostruzione di Plinio è falsa, nell’aneddoto storico e nella sua datazione, anche se il materiale fu probabilmente inventato da quelle parti, ancorché molti secoli prima.

wikimedia.org/wikipedia/commons
Io la storia l’ho trovata su un libro che sto leggendo, A History of Reading di Steven Roger Fischer:
Pliny the Elder (AD 23–79) tells how Eumenes II (ruled 197–158 BC) of Greek Pergamum in Asia Minor, wishing to establish a library to rival the Library of Alexandria, ordered a shipment of papyrus from the Nile. But King Ptolemy of Egypt forbade its export, desirous to ensure the Library of Alexandria’s pre-eminence as the world’s repository of knowledge. Forced to find an alternative, Eumenes ordered his experts to create a new writing material, then, for his library. Whereupon these Eastern Greeks soon perfected a technique of thinly stretching and drying the skin of sheep and goats. The final product of this process eventually became the primary vehicle of a new world faith and the medium of an entire epoch – parchment. [1395]
Scopro ora con raccapriccio che l’edizione della Storia naturale di Plinio che ritenevo di possedere nella sua interezza (I Millenni Einaudi, testo latino e traduzione italiana a fronte) è mutila proprio del volume III, tomo 1, in cui è raccontata la storia di Eumene. That sinking feeling…
sabato, 24 novembre 2012 alle 18:56
[…] Pergamena […]
sabato, 5 gennaio 2013 alle 19:53
[…] ho già dato qualche anticipazione in due post, parlando di pergamena (ma la storia finisce qui) e di […]