Faraci, Tito (2013). Death Metal. Milano: Piemme. 2013. ISBN 9788858509630. Pagine 175. 6,99 €

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Tito Faraci mi era noto come sceneggiatore di fumetti e mi era piaciuto molto il suo Topolino noir, edito da Einaudi Stile libero e illustrato da maestri disneyani italiani (da Romano Scarpa a Silvia Ziche). Il libro, del 2000, è introvabile (temo), ma la presentazione dell’editore è più che sufficiente a illustrare l’interessante operazione di Faraci:
Tito Faraci, lo scrittore di queste storie disegnate da maestri storici della Disney come Scarpa, De Vita, Cavazzano e da due tra i migliori artisti delle ultime leve come Mottura e Celoni, ha inventato un nuovo modo di raccontare il poliziesco a Topolinia. Una volta Basettoni e Manetta esistevano unicamente per far fare bella figura a Topolino; Faraci ha portato alla luce la personalità dei comprimari. Ed ecco prendere vita il distretto di polizia, dove tutti escono dall’ombra per raccontare coralmente un luogo affollato di casi polizieschi e umani. Si potrebbe dire che si tratta di una versione buffa dell’87° distretto di McBain o di serie televisive come Hill Street giorno e notte, ma sarebbe limitativo. Ogni storia possiede una sua voce, un pretesto umoristico che nasce dall’inedita quotidianità del punto di vista: scopriamo Basettonie soci tra barbieri informatori e tavoli da biliardo, in un’atmosfera dal sapore hollywoodiano d’altri tempi. Rock Sassi, il personaggio inventato da Faraci, che contende a Basettoni la scena, è diventato in breve cosi noto da entrare nel cosmo disneyano maggiore. Faraci si cimenta poi nella revisione del rapporto tra Topolino e Gambadilegno, che culmina con Dalla parte sbagliata, in cui l’ambivalenza che lega i due amici-nemici si rivela nella richiesta d’aiuto di Gambadilegno: Topolino va in Sud America per liberare il nemico imprigionato ingiustamente. Qui si celebrano la familiarità tra i due e l’affetto che porterà Topolino, pur di salvare Gambadilegno, a infrangere il tabú del furto! Una serie di storie, insomma, che, partendo dalla tradizione poliziesca di Topolino, aggiungono un risvolto di casualità inedita e noir. Il loro successo e il talento narrativo di Faraci hanno portato alla recente inaugurazione della collana noir di Topolino «MM», conferma dell’ingresso di un elemento di novità nella storia del topo. La raccolta di queste storie in un unico volume rappresenta la celebrazione di un caso editoriale che ha smosso le consuetudini dell’universo Disney. Senza cambiare nulla, ormai tutto è differente.

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Ecco, se avete amato la nouvelle vague faraciana di Topolino Noir e della serie MM che, auspice Faraci, aveva avvicinato Mickey Mouse all’hard boiled di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, penso che questo non sia il romanzo che fa per voi.
Questo è un romanzo splatter: posso immaginare che il genere splatter, come il genere poliziesco, abbia le sue regole e che Faraci le segua scrupolosamente. Ma a me il genere non piace e, soprattutto, non ne vedo il perché. Faraci ha indubbio talento, ma qui (secondo me, naturalmente) l’ha sprecato.
Dell’hard bolied resta soltanto il linguaggio («Ognuno ha la vita che si è scelto. Fra quelle disponibili. Ricordatevi bene questo.»
Oppure: «[…] il signor Gianmarco Torricelli, che da ora in poi, per comodità, chiameremo lo Stronzo.»
Con qualche rimpianto, caro Tito, le nostre strade si dividono qui.

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sabato, 5 ottobre 2013 alle 13:24
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