Dato che ci accingiamo a votare, non mi sembra inopportuno ricordare che cosa accadde 70 anni fa, in materia di libere elezioni e di investitura per volontà popolare.
In tedesco Anschluss (letteralmente connessione, collegamento, inclusione) è per antonomasia l’annessione dell’Austria alla “Grande Germania”. L’idea era sorta ai tempi di Bismarck, ma non era mai stata realizzata e, dopo la sconfitta degli Imperi centrali nella I guerra mondiale, era stata esplicitamente vietata dai trattai di Versailles e di St. Germain en Laye.
Il 12 marzo 1938 la Germania proclamò l’annessione dell’Austria al Reich millenario e la occupò militarmente (senza peraltro sparare un sol colpo), ma Hitler, sempre legalitario, decise di suggellare il fatto compiuto con un referendum popolare, fissato per il 10 aprile dello stesso anno.
La macchina propagandistica a favore del sì fu mastodontica. Manifesti, bandiere e striscioni in tutta l’Austria: 200.000 ritratti di Hitler soltanto a Vienna. Martellante la propaganda per il sì sui giornali e la radio (la televisione non c’era ancora): quella per il no non era formalmente proibita, ma semplicemente non aveva spazio. Persino l’annullo postale in quei giorni riportava la frase: “Am 10. April dem Führer Dein Ja” (“Il 10 aprile il tuo sì al Führer“).
E poi, naturalmente, le dichiarazioni di voto: brillò particolarmente la gerarchia cattolica. Il cardinale Theodor Innitzer si dichiarò pubblicamente a favore dell’annessione e siglò una dichiarazione dei vescovi austriaci con il motto Heil Hitler.
Per essere certi del risultato, si revocò il diritto di voto a circa 400.000 persone (il 10% degli elettori): 200.000 ebrei, 177.000 persone “di sangue misto” e tutti quelli che erano già stati incarcerati per motivi politici o razziali. Oltre 70.000 oppositori erano stati arrestati nei giorni successivi al 12 marzo e inviati, per lo più, al campo di concentramento di Dachau. In molti casi, il voto non fu segreto (la scheda venne compilata pubblicamente e consegnata nelle mani degli ufficiali delle milizie naziste presenti ai seggi). L’affluenza alle urne fu altissima (99,71% in Austria e 99,60% in Germania) e la maggioranza conseguita dai sì schiacciante (99,73% in Austria e 99,08% in Germania).
La cosa più (tragicamente) comica e attuale (date le polemiche di questi giorni sulle schede italiane) fu la scheda elettorale.
Il testo dà del “tu” all’elettore e combina due quesiti in uno (“Sei d’accordo con la riunificazione dell’Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?“). La casella del sì è centrale ed enorme, quella del no in basso a destra e ben più piccola.