Vernant, Jean-Pierre (2006). Pandora, la prima donna (Pandora, la première femme). Torino: Einaudi. 2008.
Vernant è stato uno dei maggiori studiosi della grecità (storia, filosofia, mito). Questo libriccino è ripreso da una conferenza tenuta alla Biblioteca nazionale di Francia il 6 giugno 2005 da un Vernant ormai 91enne.
Nnostante il tema scabroso, quanto meno in tempi di femminismo (nonostante le forme da donna intatta che non ha mai generato – pàrthenos – e il fascino – charis – infusole da Atena e Afrodite, dentro di lei si celano l’indole di una cagna e il temperamento di un ladro), Vernant scrive un saggio leggero e profondo. La donna è coessenziale alla natura umana: l’uomo di differenzia dal dio e dall’animale per la condizione umana. La natura umana è definita dal nutrimento, dal fuoco e dalla morte. E in questi elementi, dal contrasto tra apparenza (bellezza) e realtà (caducità e morte): il cibo degli dei è magro ma tereno, quello degli uomini è ricco ma non nutre a lungo; il fuoco degli dei è eterno, quello dell’uomo deve essere curato e nutrito; gli dei sono eterni, gli uomini amano e si riproducono, ma muoiono.
Come sempre, Vernant coniuga miti e filosofia. E lo fa in un modo da farci rimpiangere la sua morte: come se anche lui, come un personaggio d’Esiodo, sia definito dal contrasto tra cristallina saggezza e deperibile animalità.
Da tanta bellezza non può venire alcun male.