Si dice “di imputato di un processo penale o di parte di un processo civile che si trovino in situazione di contumacia” (contumacia è, nel diritto processuale penale, la situazione di un imputato che, citato in giudizio, si astiene dal comparire al dibattimento e, nel diritto processuale civile, la mancata costituzione di una parte in giudizio); ma anche “di chi è riluttante a sottomettersi; indocile, disobbediente, ribelle” e, per estensione, di sentimento “che persiste a lungo, tenace, ostinato” (De Mauro online).
Il latino còntumax sarebbe un composto di cum (con) e temnĕre (disprezzare), come contumelia (offesa) oppure, secondo altri, tumēre (essere gonfio) come in “tumido”. Quest’ultima etimologia, se fosse quella corretta, darebbe luogo a un’interessante considerazione sul “persistere a lungo” in senso fisico e figurato.