La storia ormai la sanno tutti. I sindaci hanno avuto il potere di esercitare la loro “tolleranza zero” con ordinanze che nei migliori dei casi sono ridicole (tipo “vietato passeggiare con gli zoccoli durante l’ora della pennica”) e nei peggiori offensive dei diritti umani e della dignità delle persone.
In questo caso siamo di fronte a un’operazione ampiamente spettacolarizzata (l’assessore comunale alla sicurezza di Parma Costantino Monteverdi aveva invitato giornalisti e fotografi, evidentemente per far vedere di essere deciso e tosto e avere un po’ di notorietà), in cui naturalmente colpevoli della prostituzione sono le prostitute, meglio se straniere (chissà quante malattie portano) e non i loro sfruttatori e non – soprattutto – i loro italianissimi clienti.
Purtroppo per quel povero deficiente dell’assessore e dei suoi complici (dal ministro dell’interno alle forze dell’ordine, ora pronte a fare la parte degli assistenti sociali che rifocillano e offrono acqua e coperte alle fermate) l’immagine è lì che parla, nella sua cruda durezza. Una stanza nuda e spoglia. Una persona a terra, sfinita e in lacrime. Generi di conforto non se ne vedono.
A me ha fatto venire in mente la cella di Nelson Mandela a Robben Island.
Purtroppo non è un caso isolato. Non passa giorno che, tra l’indifferenza generale, le forze dell’ordine non se la prendano con qualche venditore ambulante (un’amica, giusto ieri, è stata testimone di uno di questi episodi). Non dobbiamo, non possiamo restare indifferenti. Ci siamo mossi per i diritti umani in Russia, in Iraq, in Tibet, in Sudafrica. Forse è il momento di muoversi anche per quello che sta succedendo da noi. Il fascismo e il nazismo si sono affermati con il sostegno di molti e l’indifferenza dei più. Per una volta mi tocca essere d’accordo (in parte) con Famiglia cristiana.
È un “Paese da marciapiede” quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.
Ma ancora più d’accordo sono con Alessandro Robecchi (da Il manifesto del 14 agosto 2008 )
ABUSO DI POTERE
Alessandro Robecchi
Giunto avventurosamente al potere, il dittatore dello stato libero di Bananas comunicava ai sudditi le sue prime riforme. Tra queste, l’obbligo di indossare la biancheria sopra i vestiti, e non sotto. Divertente. Ma ci scuserà Woody Allen se consideriamo la sua immaginazione superata – almeno nella repubblica delle banane che abitiamo noi – dal ministro degli interni e dai sindaci di mezza penisola.
Alle «ordinanze creative» e alla «fantasia» dei sindaci si era appellato qualche settimana fa Roberto Maroni, quello che persino una sonnacchiosa Europa dei diritti ha saputo riconoscere come un mix di malafede, xenofobia e razzismo. Ora che la fantasia è stata declinata in azione repressiva, lo scenario appare chiaro quanto grottesco. A Novara (sindaco leghista Massimo Giordano) non si può stare al parco in più di due dopo il tramonto. A Voghera non si può sedersi sulle panchine di notte. A Cernobbio se ti sposi arriva un’ispezione sanitaria a casa. A Rimini non si può bere dalla bottiglia per la strada (titolo sul Resto del Carlino: «Vietato bere dalle bottiglie anche di giorno», Woody, dilettante!). Lo stesso a Genova. A Firenze, la città del mitico assessore Cioni, è vietato agli strilloni vendere i giornali ai semafori, ma si vigila attentamente anche sui ragazzini che giocano a pallone in un parco pubblico, grave attentato alla sicurezza.
Estinti i lavavetri, la mamma dei capri espiatori è sempre incinta, e le multe serviranno a comprare nuove telecamere di controllo. A Venezia non si può girare per le calli con grosse borse. Groppello (comune di Cassano d’Adda, sindaco forzista Edoardo Sala), chiude nel giorno di ferragosto l’unica spiaggia sul fiume perché è in programma una festa di cittadini senegalesi. Motivazione: «Sicurezza del territorio, ma anche di questi immigrati, che arrivano in gran numero facendo confusione e rischiando di annegare». Come fantasia, come creatività, potrebbe bastare, ma non è che l’inizio.
L’arrivo – ci siamo – è l’immagine della prostituta nigeriana segregata e abbandonata a Parma da vigili urbani diventati secondini, privata di ogni dignità e fotografata come una bestia in gabbia. Per il nostro bene, per la nostra sicurezza, per la nostra tranquillità, piccole Abu Ghraib comunali crescono, nella certezza che le coscienze se ne faranno una ragione. La chiamano fantasia, o creatività, ma si tratta sempre della stessa cosa: un digeribile travestimento dell’abuso di potere. E infatti, che razza di fantasia ci sarebbe nel picchiare, deportare, angariare, multare, incarcerare, umiliare i più deboli? Nessuna. Inventare un’emergenza sicurezza è stato semplice, sostenerla e propagarla grazie ai media controllati dal capobanda che ha vinto le elezioni anche. Dedicarle aperture di tg e allarmati fondi sulla stampa pure. E ora? Ora che non si sa bene quale sicurezza garantire, e da che cosa, e da chi, si fa appello alla fantasia. Qualche senegalese non potrà fare il bagno nell’Adda, la prostituta nigeriana (con clienti italiani) non creerà più allarme, il paese è salvo. Fantasia. Del resto, sapete dire cos’ha trasformato il vecchio caro ed evocativo manganello in una semplice «mazzetta distanziatrice»? Sempre lei, la fantasia. La fantasia al potere. Ai tempi del colera.