Adiga, Aravind ( 2008). The White Tiger. London: Atlantic. 2008.
Un’altra puntata nel mio viaggio a tappe nella letteratura anglo-indiana.
Nonostante abbia vinto il Booker Prize, il premio britannico assegnato annualmente al miglior romanzo scritto in lingua inglese da un autore del Commonwealth (o della repubblica irlandese), questo romanzo è una delusione. All’inizio, le idee sono scoppiettanti e la verve comico-satirica notevole, ma poi il romanzo si siede come un soufflé. La nuova India ruggente promessa nelle prime pagine è un po’ sfocata, e passa in secondo piano rispetto alla “vecchia” India delle caste e dell’oscurità: tra sdegno e humour nero, la satira non graffia abbastanza. L’amalgama tra perdita dell’innocenza e accumulazione originaria non è ben riuscito, e comunque Balram Halwai non mi sembra convincente come “eroe” di questo cammino dalle Tenebre del Gange alla Luce di Bangalore.
domenica, 15 febbraio 2009 alle 16:18
Sono sostanzialmente d’accordo con questa recensione. Riporto il giudizio del presidente della giuria del Booker prize:
“The judges found the decision difficult because the shortlist contained such strong candidates. In the end, The White Tiger prevailed because the judges felt that it shocked and entertained in equal measure.
“The novel undertakes the extraordinarily difficult task of gaining and holding the reader’s sympathy for a thoroughgoing villain. The book gains from dealing with pressing social issues and significant global developments with astonishing humour.”
E devo dire che nessuna di queste motivazioni mi trova d’accordo: non mi sono stupita e non ho mai riso, né ho provato comprensione per il cattivo di turno.
Se penso poi che tra i candidati che non hanno vinto c’era Sea of poppies!