Senza scampo e senza scelta

salon.com / A firefighter keeps watch as the wildfire burns along a hillside in Point Mugu , Calif. (Credit: AP)

Strawberry pickers fired for leaving in wildfire – Salon.com

Last week, when wildfires broke out in California’s Camarillo Springs, strawberry pickers working nearby found themselves struggling to breathe in ash-drenched air. Fifteen laborers stopped working and went inside for their own safety. But when they returned the next day they found that their employer, Crisalida Farms, had fired them.

 

Il Signor Bonaventura e il parco avventura

Mi sono chiesto più d’una volta, nelle mie passeggiate mattutine all’Eur, chi sia Carlo Ciocci e quali suoi meriti abbiano indotto il servizio di toponomastica comunale a dedicargli il parco incuneato tra la via Cristoforo Colombo, viale dell’Umanesimo, piazza Pakistan (il Fungo, per capirsi), viale Iran e viale Libano. Una collinetta lunga e stretta, ma non certo piccola, e ricca di alberi d’alto fusto, soprattutto pini marittimi.

Sulla targa, che vedete qui sotto, c’è scritto: Carlo Ciocci, benefattore.

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Una mia prima ricerca mi aveva indotto a credere che si trattasse di Carlo Alberto Ciocci, democristiano di lungo corso e romano, per 4 mandati (1971, 1976, 1981 e 1985) consigliere comunale e per una legislatura (la X, 1987-1992) deputato alla Camera. Nella sua carriera parlamentare si registrano 6 interventi in aula (non so, per la verità, se si debba dire in tal caso soltanto 6 interventi o ben 6 interventi: quali sono i valori registrati per il deputato tipico?): 2 nel 1989, 3 nel 1990, 1 nel 1991, nessuno nel primo e nell’ultimo anno della sua carriera. Tra i suoi interventi, quello che mi ha colpito di più – se escludo un’interrogazione, insieme all’onorevole Silvia Costa, «in merito alla notizia secondo la quale l’amministratore di un condominio ad Asti avrebbe negato la sistemazione di una motocarrozzella nell’androne del palazzo» che testimonia della sua sensibilità ai temi della disabilità – è una veemente difesa del sindaco Pietro Giubilo (uno dei peggiori che Roma abbia mai avuto) e l’orgogliosa vanteria «di essere romano da sette generazioni» in un torrido 31 luglio 1989.

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Carlo Alberto Ciocci sarebbe stato perfetto per la storia che voglio raccontare. Ma le date non tornano: Carlo Alberto Ciocci è nato nel 1932 e morto nel 2007, il nostro misterioso benefattore è nato nel 1903 e morto nel 1974. E non ci aiuta neppure il servizio toponomastica del Comune di Roma (Capitale), che registra la dedica del parco al suo nome (con delibera della Giunta comunale n. 131 del 17 marzo 2004), ma non riporta alcuna notizia su chi fosse il signor Ciocci e su quali buone azioni gli abbiano meritato l’assegnazione di un toponimo e la memoria in qualità di benefattore.

Il parco, come dicevo, è bello. Ma non era ben frequentato, almeno fino a qualche mese fa, perché le strade che lo circondano e le pendici che scendono verso la Colombo sono da anni territorio dei trans (non sono in grado di dire se transessuali o transgender o transché: credetemi, non ho mai avuto voglia o ritenuto opportuno approfondire l’argomento). Di notte, beninteso, perché di giorno qualunque cittadino poteva goderne.

Dalla metà di febbraio sono iniziati dei lavori. Inizialmente soltanto di recinzione, poi (apparentemente) di sistemazione del giardino, poi di costruzione di diverse strutture. Un giorno mi sono fermato a leggere il cartello che era stato affisso dietro nuova recinzione.

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Non sono servite grandi doti da investigatore o da giornalista d’assalto per scoprire qualche cosa. La Verde Verticale snc è un’impresa specializzata nella realizzazione «di parchi avventura e di percorsi acrobatici in altezza», fondata da Alessandro Ruffi (che qui figura anche come direttore del cantiere) e da Paola Freschi. A un primo sguardo hanno un curriculum di tutto rispetto e hanno realizzato parchi avventura un po’ in tutta Italia (anche se, mi pare di capire, non in ambito urbano).

Eurpark, che gestirà il parco, è un’impresa che opera sul mercato e dunque per il profitto. Onestamente, so ben poco di più. Posso dire che la musica che parte non appena ci si connette al sito è fastidiosissima (non ho capito se e come si disattiva e ho dovuto togliere il volume) e, per i miei pur ecumenici gusti, molto brutta. Anche il testo promozionale del parco (da mesi il sito induce a credere che il parco sia già operativo, anche se non lo è) mi pare discutibile. Ma giudicate voi stessi.

Eur Park è un meraviglioso parco avventura che propone divertenti ed emozionanti attrazioni sugli alberi e immerse nella natura, è il parco avventura unico su Roma e fra i parchi a tema più grandi in Italia, con i suoi 9 percorsi garantisce divertimento per bambini, ragazzi ed adulti in totale sicurezza ed immersi in un ambiente incontaminato ed adrenalinico. Cavi, passerelle, reti sospese, carrucole, ponti di tutti i tipi, tunnel, pareti d’arrampicata e molto altro sono solo alcune delle attrazioni che fanno di Eur Park una meta unica ed ambita per trascorrere una giornata fuori dal comune. All’Eur Park tutti possono sentirsi Tarzan, Rambo o un Avatar che si muove agile fra gli alberi. Il grande numero dei percorsi e la variegata tipologia di giochi consente un divertimento sia ai principianti sia ai più temerari. Percorsi ed attrazioni 3 percorsi per bambini, 6 per ragazzi ed adulti, un’area playground per i più piccini, 1 meraviglioso percorso paramiliare a terra che riproduce immerso nel bosco l’addestramento dei marines, 1 parete d’arrampicata di 10 mt con scuola di roccia per mettere alla prova anche le doti dei più atletici. Servizi Per chi non accede ai percorsi, o per i momenti a terra, tanti, tanti servizi: Area Relax, Connessione WiFi ad internet, Area Pic-nic ed un fornitissimo Bar. Sicurezza La sicurezza nell’accedere ai percorsi è garantita da attrezzature professionali da alpinismo e dalla presenza di Istruttori esperti che curano con attenzione, cortesia e simpatia tutta la preparazione, l’istruzione e l’attività sui percorsi. Famiglie, gruppi e molto ancora! Ideale per gite di famiglia o di gruppo, Eur Park propone un’intera giornata di divertimento no limits con la possibilità di testare i vostri limiti in un’attività divertente, sana ed entusiasmante. Per i gruppi organizzati (ospitiamo fino a un massimo di 200 persone) diamo anche la possibilità di provare una delle nostre attività ausiliarie quali una divertentissima gara di orientering (caccia al tesoro naturalistica) ed un istruttivo percorso didattico nel circostante Parco (il più grande di Roma che con quasi 1 ettaro di verde da spazio a tutta la Vs. fantasia). Compleanni Se c’è una cosa che ci riesce bene è regalare a voi e ai vostri cari una festa di compleanno davvero indimenticabile! Massima elasticità e il divertimento assicurato sono il nostro motto. Addii al Celibato/Nubilato Qual’è la più grande avventura della vita? Il matrimonio! E la seconda? Un addio al Celibato o un addio al nubilato all’Eur Park ! Gite scolastiche Oltre 100 scuole all’anno scelgono di fare un’esperienza divertente e formativa nel nostro parco avventura. Il nostro parco fa riscoprire giocando sensazioni che fanno parte di noi e ci mettono alla prova con un divertimento attivo che ci fa superare i nostri limiti e le nostre paure in modo sano ed emozionante. Rendete la vostra gita un successo, organizzatela all’Eur Park in un mix di divertimento, avventura, natura e cultura. Eventi Aziendali e Team Building Costruire e fortificare un team di lavoro non è cosa facile. La fiducia va cementata, le gerarchie vanno per un attimo dimenticate e si deve attuare il difficile passaggio mentale di sapersi divertire con persone con cui normalmente si lavora. Tutto questo è possibile e facilmente realizzabile organizzando un evento aziendale o una giornata di Team Building all’Eur Park. Il nostro parco saprà risvegliare lo spirito di squadra che c’è in voi. Mettervi alla prova in situazioni ludiche ma impegnative implementerà enormemente l’empatia ed i rapporti umani di uno staff di lavoro, aumenterà la cooperazione e creerà legami che trascenderanno la singola giornata e si riverbereranno positivamente sul quotidiano dell’azienda.

La mia tentazione è stata quella di smettere alla seconda o terza riga («parco avventura unico su Roma», «ambiente incontaminato ed adrenalinico»: ambiente adrenalinico? ma che cos’è, un’avventura nel parco delle ghiandole surrenali?). Se avete la stessa tentazione, vi incito a farvi forza e andare avanti. Sarete ricompensati da questa boiata, con tanto di apostrofo a «qual è»:

Qual’è la più grande avventura della vita? Il matrimonio! E la seconda? Un addio al Celibato o un addio al nubilato all’Eur Park!

eurpark.it

OK, si sarà capito ormai che il parco avventura non è il mio tipo di svago. Ma naturalmente ciascuno è libero di trascorre il suo tempo libero come crede. La mia unica obiezione è che una vasta area (quasi un ettaro, per esplicita ammissione dei beneficiari) è ora sottratta al libero utilizzo ricreativo da parte dei cittadini e resa “fruibile” (brutta parola, lo so), sia pure con servizi aggiuntivi, al prezzo di 16€ nei giorni infrasettimanali e 18€ il sabato e la domenica. Responsabilità non di Verde Verticale o di Eurpark, ma di Eur SpA, sul cui sito non sono riuscito a trovare nessuna documentazione sulla privatizzazione di questo parco pubblico.

Corsi di preparazione al matrimonio?

Da Il Tirreno, 15 aprile 2013 (Sorpresi a fare sesso nel confessionale – Cronaca – il Tirreno)

Sorpresi a fare sesso nel confessionale

All’arrivo dei carabinieri in duomo hanno reagito, ne è nato un parapiglia ed entrambi sono stati arrestati

CECINA. Hanno scelto un posto decisamente insolito per fare sesso: il confessionale del duomo. E quando sono arrivati i carabinieri hanno reagito con violenza. Lei è fuggita seminuda sulla strada, lui è rimasto in chiesa a fronteggiare i militari. Alla fine sono stati arrestati tutti e due per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che denunciati per atti osceni. Si tratta di due giovani rosignanesi e l’episodio è avvenuto nel pomeriggio a Cecina.

Il duomo di Cecina / iltirreno.gelocal.it

Come smettere di preoccuparsi?

Pare che le considerazioni che seguono siano da attribuirsi a Mark Twain.

Il percorso con cui le ho scoperte è molto tortuoso: partono da un post di Maria Popova, How Not To Worry: A 1934 Guide to Mastering Life, che parla di un libro di James Gordon Gilkey (You Can Master Life) che a sua volta cita la Tavola delle preoccupazioni (Worry Table) predisposta da “un grande umorista” che, secondo Maria Popova, è Mark Twain, accreditato anche di aver detto:

I’ve had a lot of worries in my life, most of which never happened.

Ecco la tavola delle preoccupazioni, nella mia traduzione (per l’originale vi rimando al post di Brain Pickings How Not To Worry: A 1934 Guide to Mastering Life:

  1. Preoccupazioni relative a disastri che, con il senno di poi, non sono mai accaduti. Circa il 40% delle mie ansie.
  2. Preoccupazioni relative alle conseguenze di decisioni prese nel passato e rispetto alle quali, naturalmente, adesso non posso farci più niente. Circa il 30% delle mie ansie.
  3. Preoccupazioni relative a possibili malattie fisiche o mentali che, con il senno di poi, non si sono mai materializzate. Circa il 12% delle mie ansie.
  4. Preoccupazioni relative ai miei cari e ai miei amici, preoccupazioni che scaturiscono dall’aver dimenticato che si tratta di persone dotate di una normale dose di buon senso. Circa il 10% delle mie ansie.
  5. Preoccupazione con un reale fondamento. Forse l’8% delle mie ansie.

In sostanza, commenta Gilkey, per ridurre l’ansia è sufficiente concentrarsi sull’8% di preoccupazioni con un fondamento reale, trascurando il 92% di preoccupazioni infondate. In questo modo si può ridurre l’ansia del 92% oppure – guardando le cose da un altro punto di vista – essere liberi da preoccupazioni per il 92% del tempo.

Worry Table

Il ragionamento di Gilkey-Twain richiama l’opera di un artista americano, Andrew Kuo, di cui aveva parlato Brain Pickings in un’altra occasione, con questa didascalia:

Andrew Kuo presents his inner worries, arguments, counterarguments, and obsessions in the form of charts and graphs. In the three-tiered graph my Wheel of Worry, originally published in the May 16. 2010, New York Times Magazine, Kuo illustrates the things in his life that concern him and his specific feelings about each. On the graph’s innermost ring Kuo shows what causes him anxiety in the moments before sleep (loneliness, death, money, bedbugs, and the new York Knicks); in the middle ring he charts his very specific reactions to his credit card statement; on the outermost ring, what he thinks about as he scratches a lottery ticket. In this chart and others, Kuo brings the graphic language of scientific fact to the irrational emotions associated with everyday life.

brainpickings.org

Naturalmente questo post è affettuosamente dedicato a una persona, di cui non farò il nome ma che non farà fatica a riconoscersi.

Califano santo subito? La realtà supera la fantasia

Ringrazio Adam per la segnalazione.

Via dell’Arco di San Califfo a Trastevere (foto Blitz quotidiano)

ROMA FA SCHIFO: Il nuovo nodo MetroA\MetroB della Stazione Termini ancora deve inaugurare. In compenso già ci piove dentro. Ma di brutto eh!

Sono particolarmente contento che qualcun altro – oltre a me che l’ho fatto più volte, qui, qui, qui e qui – segnali il problema della pioggia nei mezzanini del nuovo nodo Termini.

Qui il link e tutte le foto (che ho preso dall’articolo e sono di Ale77):

ROMA FA SCHIFO: Il nuovo nodo MetroA\MetroB della Stazione Termini ancora deve inaugurare. In compenso già ci piove dentro. Ma di brutto eh!.

Caso Meredith: la prospettiva di un nuovo processo scatena la stampa americana contro il nostro sistema giudiziario

salon.com

Salon, in un articolo del 27 marzo 2013 a firma di Victor L. Simpson, intitolato Knox case means more scrutiny for Italian justice system. A decision by the country’s highest criminal appeals court raises questions about how justice works in Italy, esordisce così:

Roma (AP) – Quando il finanziere americano Bernie Madoff fu condannato a New York, il Corriere della sera (il più autorevole quotidiano italiano) pubblicò una vignetta che prendeva in giro il sistema giudiziario.

In una corte americana, un giudice condannava l’imputato a 150 di galera dopo 6 mesi di processo. In una corte italiana, il giudice condannava a 6 mesi di reclusione dopo un processo durato 150 anni. In questo modo il più importante quotidiano del Paese metteva alla berlina il lentissimo, e a volte inconcludente, sistema giudiziario italiano.

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Adesso, la decisione della Corte di cassazione – annullamento delle assoluzioni di Amanda Knox e del suo ex-fidanzato italiano e conseguente necessità di celebrare un nuovo processo per l’omicidio della sua compagna di stanza accaduto nel 2007 – suscita all’estero e all’interno nuove preoccupazioni sul funzionamento della giustizia in Italia.

È un sistema in cui le persone assolte dall’accusa di aver commesso reati gravi vivono per anni sotto la minaccia della reclusione [nel caso in cui vi sia un nuovo processo che si chiude con una sentenza di condanna – nota mia], mentre potenti politici come l’ex-premier Silvio Berlusconi possono evitare di essere condannati a una pena detentiva ricorrendo in appello quasi indefinitamente, fino allo scattare della prescrizione.

Potete leggere integralmente l’articolo in originale qui: Knox case means more scrutiny for Italian justice system – Salon.com.

Soltanto un commento: vi irrita, o peggio, un giudizio così sbrigativo sul nostro sistema giudiziario? Ritenete arrogante e affetta da complesso di superiorità la stampa statunitense? Considerereste un affronto alla nostra magistratura e al nostro Paese una campagna per sottrarre Amanda Knox a un nuovo processo in Italia, come stabilito dalla Cassazione?

Benissimo: rispetto qualsiasi opinione. Però, per favore, adesso andate a rileggere che cosa hanno scritto i nostri giornalisti sull’eventualità che sia la magistratura indiana a celebrare il processo ai 2 marò.

Pensateci un momento prima di cliccare «Mi piace»

Cliccare «Mi piace»: un piccolo gesto che facciamo d’istinto, senza pensare alle conseguenze: forse abbiamo ferito una persona amica, forse abbiamo contribuito a diffondere un pettegolezzo o una maldicenza. Forse abbiamo rivelato di noi qualche cosa in più di quello che intendevamo fare su FB. Forse abbiamo rivelato molto di più: il nostro orientamento politico, ma anche quello sessuale; se siamo alcolizzati o tabagisti o drogati …

Sono le conclusioni cui giunge uno studio pubblicato dagli autorevoli PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the USA) l’11 marzo 2013 e svolto da Michal Kosinski e David Stillwell dell’Università di Cambridge e da Thore Graepel di Microsoft Research: Private traits and attributes are predictable from digital records of human behavior. Se volete potete scaricare e leggere l’articolo per intero cliccando il link precedente. Me se volete soltanto il succo, ecco come gli autori stessi presentano il proprio lavoro per un pubblico di non specialisti:

A study demonstrates that a variety of personal characteristics—such as political and religious views, gender, ethnicity, and sexual orientation—can be predicted from a person’s record of “Likes” on Facebook. Michal Kosinski and colleagues developed a mathematical model to predict an individual’s traits and preferences based on 58,000 U.S. Facebook users’ records of Likes. The authors trained the model using demographic information from the volunteers’ Facebook profiles and other traits such as intelligence, personality, and satisfaction with life that were measured in online surveys and tests. The model accurately predicted study participants’ gender, ethnic origin, and sexual orientation, correctly identifying males and females in 93% of the cases, African Americans and Caucasians in 95% of the cases, and homosexual and heterosexual men in 88% of the cases. The model also correctly classified Democrats and Republicans as well as Christians and Muslims in more than 80% of the cases, but was less accurate at predicting relationship status, substance abuse, and parents’ relationship status. The authors further found that the model was nearly as accurate as a short personality test for predicting a user’s degree of openness to experience. The findings may be useful for improving the delivery of numerous products and services, but may also have negative implications for personal privacy, according to the authors. [Digital records of online behavior may reveal private traits and attributes].

salon.com / Credit: AHMAD FAIZAL YAHYA / Shutterstock.com

Ancorché pubblicata da una rivista scientifica tra le più reputate, la notizia è troppo ghiotta perché la stampa se la facesse sfuggire. Qui potete trovare gli articoli di Kathy McDonough su Salon (Study: Your Facebook “likes” might be overexposing you) e di Raphael Satter dell’Associated Press (Study: ‘Likes’ likely to expose you | The Portland Press Herald / Maine Sunday Telegram).

Forse la mia è una deformazione professionale, ma le conclusioni dello studio non mi sorprendono per nulla. Forse dobbiamo rassegnarci e goderci i vantaggi dei social media, dei big data, del quantified self, consapevoli del fatto che tutto ha un prezzo e quello che stiamo pagando è la fine della privacy, niente di più e niente di meno. Uno scambio più faustiano che economico: ma al Faust di Goethe non è poi andata così male …

Alles Vergängliche
ist nur ein Gleichnis;
das Unzulängliche,
hier wird’s Ereignis;
das Unbeschreibliche,
hier ist es getan;
das Ewigweibliche
zieht uns hinan.
Tutto ciò che passa
è soltanto un simbolo,
l’insufficiente
qui ha compimento;
l’indescrivibile
qui ha già esistenza;
in alto ci attira
l’eterna femminea essenza.
[Traduzione di Quirino Principe]

Perché non ci sono molti economisti al governo? Perché tutti li odiano!

Il quotidiano online Salon si chiede, in un articolo pubblicato il 18 febbraio 2013 a firma di Alex Pareene (Why don’t people want to elect economists to run stuff? Because everyone hates them), perché non siano molti gli economisti che guidano o fanno parte di un esecutivo, soprattutto in tempi di crisi, e si dà la risposta che leggete nel titolo. E poi articola la sua analisi.

Because honestly? This job is kind of a pain.
Italian Prime Minister (and economist) Mario Monti.
AP / washingtonpost.com

L’analisi di Pareene prende le mosse da uno studio di Mark Hallerberg e Joachim Wehner, che hanno pubblicato i loro risultati su Vox il 14 febbraio 2013 (The technical competence of economic policymakers). Anche se a prima vista appare ragionevole incaricare del governo dell’economia, soprattutto in tempi di crisi, un economista di vaglia (come Monti in Italia e Papademos in Grecia), questa soluzione è tutt’altro che frequente, non solo con riferimento ai Capi di governo, ma anche ai ministri dell’economia e delle finanze e ai governatori delle banche centrali. Ecco l’abstract dell’articolo su Vox di Hallerberg e Wehner, se non vi va di leggerlo integralmente al link che ho riportato sopra:

The appointments of Papademos in Greece and Monti in Italy in 2011 are examples of leadership changes meant to bring more competent people into government. This column aims at understanding why governments sometimes appoint economic policymakers with economics training but often do not. It suggests that levels of economics education among finance ministers are substantially higher in new democracies than in old ones and that the appointment of an economics PhD as a central bank president is 22% more likely during a banking crisis.

L’articolo completo, pubblicato da SSRN, si può scaricare in .pdf a partire da qui: The Technical Competence of Economic Policy-Makers in Developed Democracies.

Comparison of the economic training of economic policymakers / voxeu.org

Sempre il 18 febbraio 2013, sull’argomento interviene anche Brad Plumer, reporter del Washington Post, su un blog del suo quotidiano (Wonkblog) per chiedersi:

«Why aren’t more countries run by economists?»
«Why governments sometimes appoint economic policymakers with economics training but often do not?»

Plumer non ha una risposta definitiva, ma sottolinea alcune conclusioni del paper di Hallerberg e Wehner:

  1. Sono le giovani democrazie dell’Europa dell’Est, più del club dei padri fondatori dell’Unione europea, ad avere una più elevata propensione a collocare degli economisti a capo dei governi, dei ministeri economici e delle banche centrali
  2. Gli Stati membri dell’Eurozona, al contrario, sono particolarmente restii a fare questa scelta («We had presumed that membership in an economic union, in particular the Eurozone, would increase the demand for more competent economic policymakers», scrivono i due).
  3. La probabilità di vedere un economista di professione alle leve del comando aumenta sensibilmente in tempi di crisi, e questo era abbastanza prevedibile.
  4. Ma anche quando hanno la maggioranza partiti o coalizioni di sinistra (per tranquillizzare i mercati, ipotizza Brad Plumer).

Sì, ma poi – ci chiediamo tutti, immagino – avere un economista al timone conduce a risultati migliori di quelli che si ottengono quando al timone c’è uno Schettino qualunque?

Hallerberg e Wehner rispondono in modo paludato e sibillino, come si confà a degli economisti accademici: «The truth of such assertions is – at least on average – an empirical question. After all, it is not a priori clear that technical competence in itself is a desirable trait.»

Brad Plumer è un po’ più coraggioso ed esplicito (ma la sua è una spiegazione che, sia pure in modo più cauto, avanzano anche Hallerberg e Wehner): i ranghi della tecno struttura dei ministeri economici e delle banche centrali sono già affollati di tecnici competenti. Potrebbe essere molto più importante per un leader essere un manager competente e dotato di saggezza politica che avere enormi capacità tecniche («It might be far more important for a leader to be a competent manager with political savvy than to have a lot of technical expertise»).  Le democrazie mature questo lo sanno, e preferiscono quelle vecchie volpi dei politici di professione…

Alex Pareene è più coraggioso e pensa di avere la risposta alla domanda: «Why aren’t more countries run by economists?«

Here’s why: Because everyone hates economists. Economists are the worst. They’re usually very convinced of their own genius, though. And they act like because they use math, their “science” is more sciencey than sociology or whatever, but it is still mostly just a bunch of made-up stuff. If a bunch of economists had been running the world prior to the 2008 financial crisis the 2008 financial crisis would not have been averted because almost no one predicted it.
But the most important reason there aren’t a ton of economist prime ministers is that economists disdain politics. Economists tend to get a great deal of pleasure out of loudly attacking very popular policies (higher minimum wage! tax code giveaways to the upper-middle-class!) and they generally talk about normal people as little mindless “economic units” or something awful and dehumanizing like that. Economists don’t want to “campaign” and convince people to vote for them, they just want to be appointed to positions of power by people who actually did shake a bunch of hands and tell people what they wanted to hear. An economist doesn’t want to be an elected official who answers to voters, because that sucks.
Conveniently, the researchers did not bother to answer the question of whether countries that put economists in charge of stuff actually have better economic outcomes. But the economist in charge of Europe’s central bank is currently purposefully imposing disastrous austerity on a bunch of countries that did not elect him, so really if you want to know why we don’t let economists run stuff look at Spain’s youth unemployment rate.

Eh sì, ce l’ha proprio con il nostro Mario Draghi…

salon.com

Le elezioni italiane comportano il rischio che i fascisti rialzino la testa?

Lo teme globalpost, un quotidiano online di Boston, che l’11 febbraio 2013 ha pubblicato un articolo di Paul Ames intitolato Fascism mounts a comeback in Italy, che afferma – tra l’altro – che un esito incerto delle elezioni e l’aggravarsi della situazione economica potrebbero spingere i gruppetti di estrema destra a compattarsi.

Berlusconi’s praise for Mussolini was widely seen as an attempt to draw votes from a plethora of small parties on the more radical right.

Other election contenders have reached out to the neo-Fascists. Anti-establishment comedian Beppe Grillo, who is running for prime minister and scores about 15 percent in polls, recently told members of the Fascist-inspired CasaPound organization that some of their ideas could be shared and that they’d be welcome to join his movement.

Named after the American poet Erza Pound, who spent much of World War II making anti-semitic and anti-allied propaganda broadcasts for Mussolini’s Radio Rome, CasaPound is one of several radical right-wing groups seeking to gain from the widespread dissatisfaction with established politics.

Divisions among the various far-right groups has weakened their influence. But some still see cause for concern, particularly if the economic situation deteriorates — a prospect many fear if the election results spook markets.

Fascisti fanno il saluto romano nella manifestazione del 28 ottobre 2012 in occasione dei 90 anni della marcia su Roma. (Tiziana Fabi/AFP/Getty Images)

L’articolo è stato ripreso anche dal popolarissimo Salon.