Vargas, Fred (2006). Nei boschi eterni (Dans les bois éternels). Torino: Einaudi. 2007.
Siamo arrivati, per il momento, alla fine di questa fatica. Ci pensate, nel giro di poco più di una settimana sono arrivato a concludere due cicli, Harry Potter e la Vargas (L’uomo a rovescio, Chi è morto alzi la mano, Io sono il Tenebroso, Parti in fretta e non tornare e Sotto i venti di Nettuno).
Per quanto riguarda la Vargas, ne valeva la pena? Direi proprio di sì, anche se – come vi ho detto subito – non sono un appassionato di polizieschi.
Come la Vargas costruisce il suo meccanismo narrativo è abbastanza chiaro: parte, per così dire, dal fondo. Anche se, mi pare, rispetta tutte le regole canoniche (a differenza di Gianni Mura). Il personaggio su cui tutti i sospetti si accumulano non può essere il colpevole; resta soltanto quel “qualcun altro” di cui non si spiegherebbe, altrimenti, la presenza nel romanzo. La vecchia storia che se, all’inizio del libro, c’è un’arma letale appesa a una parete, prima o poi dovrà sparare…
Ma i pregi della Vargas non stanno tanto nella vicenda, quanto nei personaggi, che prendono libro dopo libro più spessore. Adamsberg, la mitica Violette Retancourt, Danglard; persino gli altri comprimari. Ci siamo affezionati, ci sembra di conoscerli, ognuno di noi lettori affezionati (l’ho verificato) li proietta su qualche amico o conoscente: mi sembra un gran bel risultato per uno scrittore.
In più ci sono dei piccoli aforismi memorabili, disseminati qua e là. Una cosa così francese, da grande scrittore dell’Ottocento o del primo Novecento. La mia scelta:
Come tutti i duri, non ha resistenza. È il principio della noce. Premi, e si rompe. Provi, invece, a rompere del miele. [p. 170]
– L’amore, Ariane, è l’unica battaglia che si vince indietreggiando.
– Chi è l’idiota che l’ha detto? Tu?
– Bonaparte, e non era l’ultimo degli strateghi.
– E tu, tu cosa fai?
– Indietreggio. C’è poco da scegliere. [p. 120]Amore inalterabile, come lo sono gli amori non consumati. [p. 100].
Quest’ultima è così bella che ve la metto anche in francese (anche se la traduttrice, Margherita Botto, questa volta à bravissima):
Amour inaltérable, comme il en va de celles qui ne sont pas consommées.
Di sapore veramente proustiano (l’amore non corrisposto, cioè l’amore… – se non ricordo male). E mi accorgo anche che si legge sempre un libro con le sensibilità del momento (We don’t see things as they are, we see things as we are).
domenica, 12 agosto 2007 alle 21:51
Infatti, il bello dei gialli della Vargas sono i suoi personaggi che, pagina dopo pagina assumono le sembianze delle persone che conosciamo o incontriamo ogni giorno. Come nei grandi film: all’inizio c’è Robert De Niro e, quando esci, c’è Noodles che al fratello di Deborah che gli chiede: “Che cosa hai fatto in tutti questi anni?” risponde “Sono andato a letto presto”. (C’era una volta in America, 1984, Sergio Leone).
domenica, 12 agosto 2007 alle 22:13
E infatti anche Proust andava a letto presto:
Longtemps, je me suis couché de bonne heure. Parfois, à peine ma bougie éteinte, mes yeux se fermaient si vite que je n’avais pas le temps de me dire : « Je m’endors. » Et, une demi-heure après, la pensée qu’il était temps de chercher le sommeil m’éveillait ; je voulais poser le volume que je croyais avoir encore dans les mains et souffler ma lumière ; je n’avais pas cessé en dormant de faire des réflexions sur ce que je venais de lire, mais ces réflexions avaient pris un tour un peu particulier ; il me semblait que j’étais moi-même ce dont parlait l’ouvrage : une église, un quatuor, la rivalité de François Ier et de Charles Quint. Cette croyance survivait pendant quelques secondes à mon réveil ; elle ne choquait pas ma raison mais pesait comme des écailles sur mes yeux et les empêchait de se rendre compte que le bougeoir n’était plus allumé.