Risentita venerdì sera in un bar, si è scavata una trincea nella mia mente e da allora mi perseguita. Dopo tanti anni, ho notato la finezza dell’arrangiamento.
Le parole testimoniano l’atmosfera di quegli anni, quando le aspirazioni hippie si fecero strada nel sentire nazional-popolare.
Quando la gente dorme
scendo giù
maglione sulle spalle nella notte blunel cuore una chitarra
nella mente cose strane
e sul mio volto un po’ d’ingenuitàvagabondo vagabondo
qualche santo mi guiderà
ho venduto le mie scarpe
per un miglio di libertà
da soli non si vive
senza amore non morirò
vagabondo sto sognando delirandole gambe van da sole
ah ah ah
la strada sembra un fiume
chissà dove andrà
neppure tu ragazza
sai fermare la mia corsa
negli occhi tuoi non c’è’ sinceritàvagabondo vagabondo
qualche santo mi guiderà
ho venduto le mie scarpe
per un miglio di libertà
da soli non si vive
senza amore non morirò
vagabondo sto sognando delirandovagabondo vagabondo
qualche santo mi guiderà
ho venduto le mie scarpe
per un miglio di libertà
da soli non si vive
senza amore non morirò
vagabondo sto sognando delirando
Nicola di Bari (che era di Zapponeta in provincia di Foggia e si chiamava Michele – come è più appropriato per un foggiano) ebbe un clamoroso successo in Italia (vinse due Festival di Sanremo di fila) e in Spagna. È ancora attivo e qui lo vediamo cantare in spagnolo a Wahington nel 2006, se possibile ancora più brutto e ora anche calvo.

giovedì, 14 febbraio 2008 alle 10:52
Il ritornello me lo ricordavo perfettamente, la strofa no.
Ma “la finezza dell’arrangiamento” è una presa per i fondelli, o cosa? Dal punto di vista armonico, è di una prevedibilità completa. La strumentazione è quella che mi aspetterai in un brano italiano a cavallo del 1970, con mandolino a palla, e una batteria appena decente.
giovedì, 14 febbraio 2008 alle 13:31
Quanto alla finezza dell’arrangiamento…
Si favoleggia della precedente canzone e primo successo di Nicola di Bari, La prima cosa bella, testo di Mogol musica del nostro, che la dovesse portare a Sanremo Gianni Morandi (insieme ai Ricchi e poveri). Morandi rinuncia ad arrangiamento fatto e base registrata, e subentra l’autore che arriva 2° a Sanremo 1970.
Personnel: Lucio Battisti alla chitarra, Franz Di Cioccio alla batteria, Damiano Dattoli al basso, Andrea Sacchi alla chitarra elettrica e Flavio Premoli alle tastiere; orchestra d’archi arrangiata dal maestro Giampiero Reverberi.
Vagabondo fu incisa poco dopo, sull’onda del successo di Sanremo (non ricordo bene, ma è certamente una canzone più estiva), ma non so chi suonasse: certo che se la tua batteria appena decente fosse Franz di Cioccio, e magari il mandolino Mauro Pagani…
giovedì, 14 febbraio 2008 alle 14:15
La prima cosa bella armonicamente è sicuramente più interessante 🙂 (anche se a questo punto preferisco La coppia più bella del mondo, pur ammettendo che l’arrangiamento sia una schifezza)