Il Maestro e Margherita

Bulgakov, Michail (1967). Il Maestro e Margherita. Torino: Einaudi. 2005.

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Una rilettura tardiva, ma opportuna. Avevo letto Il Maestro e Margherita più di 40 anni fa: mio padre l’aveva scoperto (c’era stata una storica entusiasta recensione di Eugenio Montale su Il corriere della sera del 9 aprile 1967), si era divertito follemente (sorrideva spesso quando leggeva, e talvolta rideva sonoramente) e mi aveva consigliato di leggerlo.

L’avevo capito, allora? Potevo capirlo, con la mia testa di adolescente e la mia limitata esperienza? Non lo so, ma mi era rimasta la memoria di un libro grande, grandissimo. E mi era rimasta una frase che, più volte dimenticata e tornata, ha segnato tutta la mia vita:

Questo è il fatto. E il fatto è la cosa più ostinata del mondo.

Così dice Woland a Michail Alexandrovič Berlioz, e così la ricordavo. Quello che non ricordavo è come prosegue il discorso di Woland:

Ma adesso interessa quel che accadrà ulteriormente, e non un fatto già compiuto. Lei è sempre stato un ardente fautore della teoria che, una volta tagliata la testa, la vita cessa nell’uomo, egli si converte in cenere e se ne va nel non essere. Mi è gradito comunicarle in presenza dei suoi ospiti, sebbene essi servano di prova a una teoria del tutto diversa, che la sua teoria è seria e ingegnosa. Del resto, tutte le teorie si equivalgono. Fra di esse ce n’è anche una secondo cui a ognuno verrà dato secondo la sua fede. Si avveri pure questo! Lei se ne andrà nel non essere, e io avrò il piacere di bere alla salute dell’essere dalla coppa in cui si convertirà! [p. 267]

Un diavolo post-moderno ante litteram, dunque.

Naturalmente nella mia lettura giovanile mi aveva doverosamente impressionato la rilettura della passione e la figura di Ponzio Pilato: ma molti altri libri di argomento simile sono passati sotto i miei occhi, tra cui il bellissimo Evangelho segundo Jesus Cristo di Saramago.

E mi aveva impressionato la dolce e sensuale figura di Margherita. Ma adesso, da vecchio imbolsito, il mio cuore è con la scatenata Nataša, “interamente nuda, coi capelli scarmigliati che volavano per aria”. Nataša, la popolana verace (“”Anche noialtre, sa, vogliamo vivere e volare!”). Nataša, che sceglie di restare strega, piuttosto che sposare un ingegnere o un tecnico… [p. 285].

Il Maestro e Margherita sono l’altro polo, gli amanti perfetti, predestinati ad amarsi e a non perdersi più (“L’amore ci si parò dinanzi come un assassino sbuca fuori in un vicolo, quasi uscisse dalla terra, e ci colpì subito entrambi. Così colpisce il fulmine, così colpisce un coltello a serramanico!” – il Maestro ha persino dimenticato il nome della moglie!). Il loro destino non è la luce, è il riposo. Non il premio elargito dalla divinità, ma la quiete, il silenzio, il sonno, lo spegnersi della memoria. Il dono estremo dell’amore, ma anche il dono estremo di Woland, è l’esser lasciati liberi.

Strano destino, quello di Woland e dei suoi grotteschi compagni. Rappresentano l’ombra, e forse aspirano a fare il male. Ma poiché il bene e il buono – nonostante i ridicoli sforzi degli uomini (e qui emerge il Bulgakov scrittore satirico, che non poteva essere pubblicato benché Stalin segretamente ne godesse) – sono disastrosamente inadeguati, il risultato delle azioni demoniache sono paradossalmente il bene, come già registrava la frase del Faust di Goethe che Bulgakov mette in epigrafe al romanzo: “Dunque tu chi sei? Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”.

Ma forse qualcuno di voi ricorderà anche Geppo, il diavolo buono di Giovan Battista Carpi (l’indimenticabile creatore di Nonna Abelarda!):

Resterebbe da dire della fantasmagorica fantasia linguistica di Bulgakov, ben tradotta da Vera Dridso, ma preferisco suggerirvi di correre a leggere questo libro, se non l’avete ancora fatto.

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Dimenticati?

L’8 ottobre 2001, 7 anni fa, all’aeroporto di Linate un Cessna Citation invade la pista dove sta decollando un MD87 della SAS. L’MD87 sta andando a 270 km/h. L’urto è violentissimo, l’aereo si spezza in 3 tronconi e si schianta contro l’edificio del deposito bagagli. 117 i morti.

Lungo l’elenco delle concause:

  • Nebbia (visibilità inferiore ai 200 m)
  • Segnaletica non a norma
  • Errori del pilota del Cessna
  • Radar di terra non operativo
  • Errori del controllore del traffico aereo
  • Slot agli aeromobili [3 minuti invece di 10 tra un decollo e l’altro]
  • Soccorsi non tempestivi
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