Vargas, Fred (1996). Un po’ più in là sulla destra (Un peu plus loin sur la droite). Torino: Einaudi. 2008.
Chi mi segue sa che quest’autrice mi piace e sul blog sono recensiti tutti i suoi romanzi tradotti in Italia (usate la funzione “cerca” nella barra sinistra). La bibliografia completa l’ho messa qui.
Questo è dunque un romanzo “vecchio”, tradotto solo ora. È quello in cui incontriamo Louis-Ludwig Kehlweiler che avevamo incontrato in Io sono il tenebroso (dell’anno successivo ma pubblicato da Einaudi un paio d’anni fa). Sappiamo qualcosa di molto importante sul suo passato, ma non perché sia caduto in disgrazia e perché conviva con il rospo Bufo.
Non mi sono ancora stancato della Vargas, anche se forse di questo si potrebbe dire che – in quanto “giallo” – è un po’ concitato nella spiegazione finale.
Ho poi un dubbio atroce: ma quanto dura la digestione e il transito intestinale di un cane. Meno di 6 ore? Ma non ci hanno raccontato che soltanto la digestione nello stomaco di un pasto normale dura (per noi umani) 4 ore, ma ne può durare molte di più per cibi grassi o pesanti (vedi qui, per esempio). E poi c’è il transito intestinale. Mi pare che per noi umani si parli di 24-36 ore. C’è qualcosa che non torna, nel romanzo.
Belli, come al solito, i dialoghi e le riflessioni.
Non amava con facilità. Di tutte le donne che aveva avuto, perché quando uno è solo in auto ha il diritto di dire «avuto», quante ne aveva amate, onestamente? Onestamente? Tre, tre e mezza. No, era poco portato. Oppure era perché non prendeva più l’iniziativa. Tentava di amare moderatamente, senza esagerare, di rifuggire gli amori densi. [p. 91]
– […] Come le dicevo, è stato fatto il necessario. È un incidente. Allora?
– Allora, l’arte comincia dove finisce il necessario. [p. 115]
– […] Uno arriva come un duca nei recessi della memoria e si fa buttare come un villano nelle segrete della quotidianità [p. 141]
– Che ne pensi, di lei? Ti piacerebbe andarci a letto se te lo proponesse?
– Sei strano. Non me lo sono mai chiesto.
– Non te lo sei mai chiesto? Ma che cavolo combini nella vita? Bisogna sempre chiederselo, Marc, per la miseria.
– Ah, bene. Non lo sapevo. E tu te lo sei chiesto? La risposta sarebbe sì o no?
– Be’, dipende. Con lei, dipende dai momenti.
– A che ti serve chiedertelo se non sai dare una risposta?
Già. Profondissima questa. Perché invece sono proprio le domande cui non sappiamo dare una risposta, quelle che vale la pena porsi. Nella vita e nella scienza. Brava Vargas.