Neal Stephenson – Anathem

Stephenson, Neal (2008). Anathem. New York: HarperCollins. 2008.

Stephenson è relativamente poco noto in Italia. La sua fama qui è legata soprattutto a Snow Crash, e perciò è stato etichettato autore cyberpunk o al massimo post-cyberpunk. Benché Snow Crash sia un bel romanzo del genere, degno dei Gibson migliori, Stephenson dal 1992 ne ha fatta di strada. Il suo primo romanzo ambizioso è Cryptonomicon, un romanzo storico ambientato ai tempi della 2ª guerra mondiale e ai giorni nostri. Rizzoli, che l’ha pubblicato, l’ha addirittura proposto a puntate come lettura estiva sulle pagine interne de Il corriere della sera, qualche anno fa. Con scarsi risultati sulla popolarità dell’autore.

Il “ciclo barocco”, una trilogia di quasi 3.000 pagine ambientate nella Londra della seconda metà del 1600, con Newton e Leibniz tra i suoi protagonisti, non è neppure stato interamente tradotto in italiano.

Stephenson se la prende calma. Non ha paura di riempire pagine e pagine di digressioni su argomenti scientifici e filosofici che gli interessano (a volte, va da sé, sparando cazzate…). Eppure Stephenson ha i suoi fan, e io sono uno di loro.

Anathem è un ritorno alla fantascienza, ma a una fantascienza filosofica. Non ve lo racconto, e riassumerlo sarebbe difficile per un libro di oltre 900 pagine. Se vi interessa un riassunto, lo trovate nel sito che vi ho segnalato sopra, o anche su Wikipedia.

Vi trasmetterò invece le mie impressioni personali, a caldo. Il libro è molto faticoso, all’inizio. Stephenson costruisce davvero un mondo diverso dal nostro, completo di vocabolario, folklore, tecnologia, cultura. Proprio qui sta il pregio del libro, guidarti in un complicato esperimento mentale, non schematico ma spesso rigoglioso. Piano piano la storia si avvia e si fa più avventurosa, senza perdere l’attenzione alla disamina di posizioni filosofiche diverse da quelle terrestri ma non poi tanto… Un divertimento a sé è quello di scoprire sotto la maschera del nome arbriano il corrispettivo terrestre. Naturalmente, alcune delle teorie esposte, soprattutto di quelle scientifiche, sono controverse e addirittura “fuori corso”, e questo può essere irritante. Ma nessuno di noi chiede o a Wells o a Philip K. Dick di costruire le loro storie su solide basi scientifiche. Meno che mai a Verne (c’è una strizzata d’occhio nel romanzo) o a Herbert di Dune (cui Anathem a tratti fa pensare).

Il sito del libro è pieno di gadget, dalla musica, alle interviste, ai video con Stephenson che legge parti del libro, a un trailer quasi fosse un film.

Vi consiglio vivamente di guardare il trailer, che non ho trovato su YouTube.

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