In braghe di tela

Il modo di dire sarebbe legato al fatto che chi non riusciva a pagare i debiti doveva esporsi al ludibrio in “braghe di tela”, cioè in mutande. Il detto sarebbe di origine veneta, tant’è vero che a Venezia, il 26 novembre 2007, si è tenuta una giornata di studio su questo tema (peraltro serissima, e con la partecipazione del sindaco Massimo Cacciari e di Serge Latouche): In braghe di tela. Politiche di prevenzione e contrasto all’impoverimento dei cittadini.

L’origine comunque settentrionale del detto dovrebbe anche indurre a preferire la dizione “braghe” all’analogo centro-meridionale “brache”.

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Encomio

Secondo il De Mauro online:

  1. Nell’antica Grecia: canto celebrativo
  2. Lode, specialmente pubblica e solenne: tributare, fare un encomio a qualcuno; lettera, parole di encomio
  3. Riconoscimento ufficiale del valore di un militare.

Aggiungerei, un po’ canagliescamente: in molti posti di lavoro (non soltanto nella pubblica amministrazione), riconoscimento dovuto a chi ha fatto semplicemente ciò per cui viene retribuito.

La parola è di origine greca. L’encomio (ενκώμιος, discorso tenuto in banchetto) era un’orazione pubblica in tributo di una o più persone. Originariamente, l’encomio era riservato ai vincitori dei Giochi olimpici antichi e più propriamente si riferiva al complesso di feste (con banchetti e danze) a loro riservati. Poi è passato a significare un discorso funebre, ma anche un discorso tenuto in occasione di compleanni o eventi speciali, sempre in tributo ad una o più persone. Un sinonimo, sempre di etimologia greca, è l’elogio (ευ λογος: buona parola, buon discorso).

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