Da Fedro (Fabulæ, Liber I, XXIV):
XXIV. Rana rupta et bos.
Inops, potentem dum vult imitari, perit.
In prato quondam rana conspexit bovem
Et tacta invidia tantae magnitudinis
Rugosam inflavit pellem: tum natos suos
Interrogavit, an bove esset latior.
Illi negarunt. Rursus intendit cutem
Maiore nisu et simili quaesivit modo,
Quis maior esset. Illi dixerunt bovem.
Novissime indignata dum vult validius
Inflare sese, rupto iacuit corpore.
La traduzione italiana di Giovanni Grisostomo Trombelli (1797):
XXIV. La rana crepata e il bue.
Chi dal destino avaro ha scarsi beni,
Se il grande imitar vuol, ruina incontra.
Da la Rana in un prato il Bue fu visto;
E punta da livor di tanta mole,
Gonfia la scabra pelle, e chiede a’ figli,
Se ancora il Bue ne la grandezza avanzi.
Rispondono, che no. Ella più gonfiasi,
E chi maggior fia, chiede: Il Bue ripetono.
Sdegnata alfin, con tal forza si gonfia,
Che rottasi la pelle, estinta giace.
Dedicatissimo, ovviamente, a tutti i palloni gonfiati che ci circondano (ognuno scelga i suoi).