Secondo il Vocabolario Treccani:
- Colpa o, sotto l’aspetto giuridico, delitto contro l’istituto del matrimonio, consistente nell’unione sessuale di uno dei coniugi con persona diversa dal proprio coniuge: commettere adulterio; moglie accusata di adulterio; adulterio duplice, nella morale cattolica, quando tutti e due i colpevoli sono coniugati (semplice in caso diverso). Con la riforma del diritto di famiglia, l’adulterio (così come il concubinato) non costituisce reato, ma soltanto, nel diritto civile, causa di separazione personale dei coniugi.
- Nel linguaggio letterario, qualsiasi contaminazione o accoppiamento illegittimo: Vaticano e l’altre parti elette Di Roma … Tosto libere fien de l’avoltero (Dante); certi adulteri tra i termini propri e le metafore (Carducci).
Per una volta, l’accezione letteraria è più vicina all’etimologia di quella non figurata. Viene infatti dal latino alterare (“cambiare”) preceduto dal prefisso ad-. In italiano, infatti, abbiamo il verbo adulterare (“falsare”, ma anche “guastare”, “corrompere”). L’idea è che l’adulterio corrompa chi lo pratica, e sottintende che la vittima sia il marito, che si ritrova una moglie “guastata” dal compimento dell’adulterio.
Secondo una spiegazione concorrente, l’origine latina sarebbe ad alterum (ire, sottinteso), cioè “andare con un altro”.

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mercoledì, 16 novembre 2011 alle 18:13
L’adulterio corrompe l’anima di chi lo pratica, uomo o donna che sia.
Benchè al giorno d’oggi si tenda a farlo passare per “normale”, l’adulterio è qualcosa di veramente grave, che ti rovina la vita, più se lo commetti che se lo subisci.
Un saluto.
mercoledì, 16 novembre 2011 alle 22:04
Come no, caro Signor Loto. Posso non essere d’accordo con lei, ma non proporrò certo che sia messo al rogo per questo (non sono altrettanto sicuro di un reciproco rispetto da parte sua delle mie opinioni, che peraltro qui non ho espresso). Ma qui si parlava di significato ed etimologia di una parola, non di teologia o di morale cattolica.