Un tessuto (originariamente di cotone e lino, ora di cotone) simile al velluto, ma più rustico e a “pelo” più corto (“garzato”). A me piace molto, per i pantaloni, e mi ricorda l’abbigliamento dei cacciatori e dei pastori sardi. Esiste una variante, frustagno, che non ha nulla a che fare con l’etimologia del nome, e che nasce probabilmente dall’assonanza con un tessuto “frusto”, cioè “logoro”, “liso”.
L’etimologia è curiosa, e rimanda all’origine del prodotto, che arrivò in Europa dall’Egitto, e precisamente da Fustat, il nucleo originario de Il Cairo.
La storia è questa: quando gli Arabi conquistarono l’Egitto, tra il 639 e il 641, era loro intenzione stabilire la capitale ad Alessandria. Ma il califfo di Medina, Umar, sapeva che durante la piena del Nilo Alessandria, sulla riva sinistra del fiume, sarebbe restata isolata dalla madrepatria e, quindi, dai rinforzi militari. Ordinò quindi di fondare il quartier generale sulla riva destra. Il generale Amr, di ritorno da una missione, trovò che nella sua tenda aveva costruito il nido una colomba. Dichiarò sacro il luogo (Fustat significa “la tenda”) e, dopo che la colomba ebbe allevato la prole e abbandonato il nido, edificò una moschea (ancora esistente, a Il Cairo vecchio). La città che vi crebbe intorno fu chiamata Misr al-Fustat, l’insediamento della tenda.