OK, non è quello che sbuccia i piselli.
Esterofili come siamo diventati, siamo più abituati a trovarlo nell’acronimo B. A. (Bachelor of Arts, il primo livello di laurea nei paesi anglosassoni, prima del Master e del Ph. D.); in Francia e in Spagna, il titolo di scuola superiore che corrisponde alla nostra maturità.
Baccelliere è dunque chi ha conseguito il baccellierato o baccalaureato. Ci viene quindi spontaneo pensare che il vocabolo sia un derivato o un composto di laurea, e abbia a che fare con la corona d’alloro che cingeva la fronte degli imperatori e dei poeti e, per estensione, dei dotti. Di qui la falsa etimologia: bacca lauri cinctus, “incoronato di bacche d’alloro”.
Invece, pare che l’etimologia vera sia diversa. Anzi, ce ne sono due in concorrenza.
La prima è dal latino bàculus, “bastone”: il bastone consegnato come emblema dell’investitura al proprietario terriero investito nel feudalesimo del possesso di fondi agricoli e anche il giovane gentiluomo che faceva il prima passo nella carriera cavalleresca, il baculàrius o baccalàrius, di grado intermedio tra donzello e cavaliere.
Questo porta diritto alla seconda ipotesi etimologica, dal celtico bach, “giovane”: sarebbe propriamente il novizio di un ordine religioso e, poiché nel medioevo si studiava soprattutto nei monasteri, il grado intermedio tra scolaro e dotto. Questa accezione del termine è attestata da Raul Glaber, monaco del convento di San Benigno di Digione, già nell’XI secolo.
Dante usa il termine baccelliere, in quest’ultima accezione, nel canto XXIV del Paradiso (46-51):
Sì come il baccialier s’arma e non parla
fin che ‘l maestro la question propone,
per approvarla, non per terminarla,
così m’armava io d’ogne ragione
mentre ch’ella dicea, per esser presto
a tal querente e a tal professione.