Esculento

Commestibile (in genere, di vegetale).

Ma anche qui è divertente l’etimologia, dal latino edĕre (mangiare), in cui ed- si trasforma in es- (come in esca, “cibo”). Mangiare è un’attività comune e importante, e per questo tutte le lingue, compreso il latino, hanno molti modi per dirlo. Da edĕre vengono il tedesco essen, l’inglese eat e il russo est, tutti con il significato di mangiare. Da edĕre deriva anche lo spagnolo comer, attraverso cum-edĕre (“mangiare insieme”, da cui il nostro commestibile). L’italiano mangiare viene da manducare.

Anche obeso ha la stessa etimologia (il prefisso ob rafforza edĕre): colui che ha mangiuato troppo!

Cavillo

Il significato è noto: “argomento sottile e capzioso, usato per trarre in inganno gli altri: ricorrere a cavilli, cercare cavilli | clausola capziosa: un contratto di vendita pieno di cavilli; cavillo burocratico, condizione o norma sottilmente congegnata che costituisce un impedimento, un impaccio”. Per estensione: “inganno, raggiro” (De Mauro online).

Quello che ho scoperto di sorprendente è che non ha nulla a che fare con capello (in fin dei conti, mi dicevo, c’entrerà con il modo di dire “fare il capello in quattro”). In latino cavillari significa “prendere in giro” e la parola ha radice greca e sanscrita (la stessa di calunnia).

Sospetto

Sospetto (Suspicion), 1941, di Alfred Hitchcock, con Cary Grant e Joan Fontaine.

Terzo DVD del cofanetto di Cary Grant (dopo Un amore splendido e Il visone sulla pelle).

Questo è un capolavoro. Mancato, come vedremo, ma un capolavoro.

ATTENZIONE: non leggete oltre se non volete rovinarvi la suspense.

Girato a Hollywood, ma inglese per tema, ispirazione (il romanzo Before the Fact di Francis Iles), attori (in particolare Joan Fontaine) e ambientazione (Hitchcock si lamentava della troppa luce degli esterni). La storia di una donna che sospetta che il marito (comunque bugiardo e fannullone) possa essere un assassino. La classica detective story inglese, in cui però l’investigatrice è la vittima potenziale. Il passaggio dal tema del libro (una donna si accorge di aver sposato un assassino e si lascia uccidere) a quello del film (una donna sospetta che il marito posssa essere un assassino e non sa se a torto o a ragione – e noi con lei) è il colpo di genio di Hitch (leggete in proposito il bel libro di Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock).

Cary Grant qui è cattivo. Si racconta che la RKO volesse tagliare tutte le scene in cui l’espressione di Cary Grant era minacciosa, ma il film così sarebbe durato 55 minuti invece di 1 ora e 40.

Racconta Hitchcock a Truffaut:

Non mi piace la fine del film, ne avevo pensata un’altra, diversa dal romanzo: quella che volevo, ma non ho mai realizzato, era: Cary Grant porta il bicchiere di latte avvelenato, Joan Fontaine è intenta a scrivere una lettera a sua madre: “Cara mamma, sono irrimediabilmente innamorata di lui, ma non voglio vivere. Sta per uccidermi e preferisco morire. Ma penso che la società dovrebbe essere protetta contro di lui”. Poi dice a Cary Grant che le ha appena dato il bicchiere di latte: “Caro, per favore, vuoi spedire alla mamma questa lettera per me?”. Egli risponde: “Sì”. Lei beve il bicchiere di latte e muore. Dissolvenza, apertura, breve scena: Cary Grant arriva fischiettando, apre una buca delle lettere e butta dentro la lettera.

Invece il film finisce ambiguamente, con l’inversione a U della macchina dei due lungo la corniche, dopo una colluttazione inverosimile e mal riuscita. Per questo il capolavoro è mancato.

Il film ha alcune invenzioni memorabili: la luce che filtra dalle finestre a riquadri proietta una ragnatela sul volto degli attori; i protagonisti giocano agli anagrammi con le tessere di Scarabeo e compondono la parola murder; ma soprattutto, il minaccioso bicchiere di latte che Cary Grant porta salendo le scale, che brilla di luce propria grazie a una lampadina nascosta al suo interno.

L’oggetto (l’arma del delitto) diventa protagonista, come le forbici di Dial M for Murder, e il film poteva finire qui.

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