Sospetto (Suspicion), 1941, di Alfred Hitchcock, con Cary Grant e Joan Fontaine.
Terzo DVD del cofanetto di Cary Grant (dopo Un amore splendido e Il visone sulla pelle).
Questo è un capolavoro. Mancato, come vedremo, ma un capolavoro.
ATTENZIONE: non leggete oltre se non volete rovinarvi la suspense.
Girato a Hollywood, ma inglese per tema, ispirazione (il romanzo Before the Fact di Francis Iles), attori (in particolare Joan Fontaine) e ambientazione (Hitchcock si lamentava della troppa luce degli esterni). La storia di una donna che sospetta che il marito (comunque bugiardo e fannullone) possa essere un assassino. La classica detective story inglese, in cui però l’investigatrice è la vittima potenziale. Il passaggio dal tema del libro (una donna si accorge di aver sposato un assassino e si lascia uccidere) a quello del film (una donna sospetta che il marito posssa essere un assassino e non sa se a torto o a ragione – e noi con lei) è il colpo di genio di Hitch (leggete in proposito il bel libro di Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock).
Cary Grant qui è cattivo. Si racconta che la RKO volesse tagliare tutte le scene in cui l’espressione di Cary Grant era minacciosa, ma il film così sarebbe durato 55 minuti invece di 1 ora e 40.

Racconta Hitchcock a Truffaut:
Non mi piace la fine del film, ne avevo pensata un’altra, diversa dal romanzo: quella che volevo, ma non ho mai realizzato, era: Cary Grant porta il bicchiere di latte avvelenato, Joan Fontaine è intenta a scrivere una lettera a sua madre: “Cara mamma, sono irrimediabilmente innamorata di lui, ma non voglio vivere. Sta per uccidermi e preferisco morire. Ma penso che la società dovrebbe essere protetta contro di lui”. Poi dice a Cary Grant che le ha appena dato il bicchiere di latte: “Caro, per favore, vuoi spedire alla mamma questa lettera per me?”. Egli risponde: “Sì”. Lei beve il bicchiere di latte e muore. Dissolvenza, apertura, breve scena: Cary Grant arriva fischiettando, apre una buca delle lettere e butta dentro la lettera.

Invece il film finisce ambiguamente, con l’inversione a U della macchina dei due lungo la corniche, dopo una colluttazione inverosimile e mal riuscita. Per questo il capolavoro è mancato.
Il film ha alcune invenzioni memorabili: la luce che filtra dalle finestre a riquadri proietta una ragnatela sul volto degli attori; i protagonisti giocano agli anagrammi con le tessere di Scarabeo e compondono la parola murder; ma soprattutto, il minaccioso bicchiere di latte che Cary Grant porta salendo le scale, che brilla di luce propria grazie a una lampadina nascosta al suo interno.

L’oggetto (l’arma del delitto) diventa protagonista, come le forbici di Dial M for Murder, e il film poteva finire qui.
