Sono andata a visitarla ieri. Bianco abbacinante in una giornata di sole spietato.
Molto bella, con il contrasto tra le tre “vele” curve (la trinità? la chiesa come barca? – preferisco pensare che, in architettura come in musica, il “programma” venga dopo la concezione del tema e lo “sviluppo” dell’opera) e le masse dei parallelogrammi accentuati da contrasti tra bianco e ombra (il travertino) e tra vuoto e pieno.



martedì, 29 luglio 2008 alle 16:02
riporto dal sito http://www.architettiroma.it/archivio.aspx?id=4671:
“…Malgrado una vecchia lettera del 1998 al vicariato degli architetti e ingegneri cattolici di Roma, preoccupati per la mancanza nel progetto originario dell’architetto americano della croce all’esterno (definita «irrinunciabile signum») la chiesa è stata giudicata adatta a recuperare i canoni estetici delle antiche cattedrali. E ciò dopo una lunga disputa sull’inadeguatezza degli edifici sacri costruiti nel post-Concilio.”
La chiesa è davvero bella e il movimento che suggeriscono le tre vele fa pensare a un altro grande architetto – Frank Gehry, che pure partecipò al concorso vinto da Meyer – e alle sue architetture “ondulate” (Disney Concert Hall, Guggenheim di Bilbao).