Ne hanno parlato stamattina quotidiani, giornali radio e telegiornali: gli infortuni sul lavoro sono in calo.
Boris è andato alla fonte e vi riporta il comunicato-stampa dell’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro):
Roma, 4 ottobre 2007. Si è svolto questa mattina presso la Residenza di Ripetta a Roma, il seminario organizzato da Legacoop “Il lavoro in edilizia: sicurezza ed opportunità” che ha appunto toccato il tema della sicurezza sul lavoro nel settore delle costruzioni. […]
“Secondo le stime provvisorie dei primi otto mesi di quest’anno – ha dichiarato il direttore generale dell’INAIL, Piero Giorgini – si sta registrando una decelerazione degli incidenti mortali, dovuta in particolare alla riduzione dei casi mortali nelle costruzioni: 150, rispetto ai 222 dello stesso periodo del 2006”.
Nei primi otto mesi del 2007 sembrano diminuire anche le morti sul lavoro in agricoltura (da 82 del 2006 a 58 del 2007) e nel settore dell’industria e servizi dove si è passati dai 778 casi dello scorso anno a 692. “Le stime finali per il 2007 – ha concluso Giorgini – si attestano su una riduzione complessiva di circa un punto-un punto e mezzo”.
“L’INAIL, seppur su dati provvisori, segnala una calo di morti sul lavoro nei primi mesi del 2007. È una notizia bellissima”, ha dichiarato il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano. “Ogni morto in meno è una vita umana salvata e questo è frutto di un impegno corale: risultato dell’autorevole monito del presidente della Repubblica, della forte azione di contrasto del lavoro nero e del Pacchetto sicurezza varato lo scorso anno, delle prime applicazioni della legge delega che ha avuto il conforto dell’opposizione, ma anche del ruolo giocato dalle parti sociali – sindacati e imprenditori del settore in primo luogo”.
Una notizia bellissima, senza dubbio. Me ne rallegro profondamente, anche se – come ho già avuto occasione di scrivere – vorrei che di morti (e di feriti) per infortunio sul lavoro non ce ne fosse neppure uno.
E però c’è qualcosa che non torna. A fine aprile i giornali avevano dato l’allarme e scrivevano che “le morti bianche sono ormai una vera e propria emergenza nazionale”. Boris aveva fatto 4 conti ed espresso qualche dubbio, sostenendo che i dati disponibili suggerivano anzi una certa diminuzione nell’anno in corso. Sono contento – va da sé – di aver avuto ragione e, se permettete, di aver avuto ragione due volte: una, perché le morti sul lavoro sono effettivamente diminuite; l’altra, perché le considerazioni che facevo sulla ricerca di sensazionalismo degli organi d’informazione mi sembrano tutte confermate.
I giornali di oggi non ricordano quello che avevano scritto meno di 6 mesi fa, quando parlavano di emergenza e avevano indotto a intervenire persino il Quirinale. Si guardano bene dal chiederci scusa per averci allarmato senza una solida documentazione, ma non per cattiveria o per sfrontatezza. I media non hanno memoria. I media vivono sul quotidiano. I media contano sul fatto che non abbiamo memoria neppure noi lettori.
Il ministro Cesare Damiano, persona fino a prova contraria rispettabilissima, cade come un farlocco nella medesima fallacia che qualche mese fa faceva gridare alla strage: una piccola fluttuazione (in quell’occasione era il concentrarsi in pochi giorni di alcuni casi particolarmente atroci, in questa un dato provvisorio che fa prevedere una diminuzione dei morti sul lavoro) induce a individuare un cambiamento di tendenza, l’inizio di una nuova era. Magari fosse così! Magari potessi condividere l’entusiasmo del ministro. In realtà, è impossibile escludere che una variazione così piccola non sia l’effetto del caso e non è corretto estrapolare una tendenza da una serie così breve. Nella migliore delle ipotesi, la proiezione in ragione d’anno dei morti sul lavoro nel 2007 ci riporterà sui livelli del 2005, dopo la lieve crescita del 2006. C’è ancora molto da fare.