Ernesto Che Guevara e Beppe Grillo

Devo confessare un’atrocità che ho commesso e che mi porto dentro da 40 anni.

il 9 ottobre 1967 cadeva in un’imboscata in Bolivia Ernesto ‘Che’ Guevara. Non ho bisogno di spiegare chi è. Se volete andate a leggere su Wikipedia. Non voglio nemmeno pubblicare la celebre foto di Korda ma quella, ben più cruda e vera, del Che ucciso: quasi un Cristo morto del Mantegna.

La mia atrocità. Milano fu presto coperta di manifesti che gridavano: Il Che è vivo! Il mio amico del cuore Andrea (non il suo vero nome) aggiunse a penna: I funerali si terranno alle ore 10. Non mi ribellai, non lo mandai affanculo, non gli misi le mani addosso, non lo invitai a ragionare, non ruppi l’amicizia. Mi misi a ridere. Mi sembrò una cosa divertente, spregiudicata e coraggiosa. Era un’atrocità. Me ne vergogno da 40 anni.

E non l’avevo mai rivelato a nessuno, o quasi.

Senza pretesa di redimermi, ma almeno con la consapevolezza della parte da cui non stare, se non di quella da cui stare, rendo omaggio ai rumeni e ai rom in Italia, dileggiati in Italia da Beppe Grillo (il nuovo beniamino dei mass media e degli opinionisti un tanto al pezzo) con toni degni dei nazisti (che, infatti, di rom ne hanno sterminati tra 400.000 e 800.000).

“…y sobre todo, sean siempre capaces de sentir en lo más hondo cualquier injusticia cometida contra cualquiera en cualquier parte del mundo. Es la cualidad más linda de un revolucionario” (Ernesto Che Guevara).