Giusto per farvi capire la cialtroneria post-moderna di Genna, che usa (peggiorandola) la bella canzone degli Stormy Six per raccontarci Stalingrado.
Questo il testo della canzone:
Fame e macerie sotto i mortai
Come l’acciaio resiste la città
Strade di Stalingrado di sangue siete lastricate
Ride una donna di granito su mille barricateSulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa
D’ora in poi troverà Stalingrado in ogni cittàL’orchestra fa ballare gli ufficiali nei caffè
L’inverno mette il gelo nelle ossa
Ma dentro le prigioni l’aria brucia come se
Cantasse il coro dell’armata rossaLa radio al buio e sette operai
Sette bicchieri che brindano a Lenin
E Stalingrado arriva nella cascina e nel fienile
Vola un berretto un uomo ride e prepara il suo fucileSulla sua strada gelata…
Questo è quello che ne fa Genna:
Fame e macerie sotto i mortai. Come l’acciaio resiste questa città. Strade di Stalingrado: di sangue lastricate. Ride una donna di granito sulle innumeri barricate, sulla sua strada gelata la croce uncinata è in fiamme.
Si rischia, d’ora in poi, di trovare Stalingrado in ogni città.
L’orchestra fa ballare gli ufficiali nei caffè, nei quartieri occupati, fa dimenticare l’inverno che mette il gelo nelle ossa.
Dentro le prigioni l’aria brucia come se cantasse il coro dell’Armata Rossa.
Radio al buio.
Operai trasformati in cecchini micidiali, sparano, alzano bicchieri che brindano a Lenin.
Vola un berretto, un uomo ride e prepara il suo fucile.
Sulla sua strada gelata la croce uncinata è forata, stracciata (pp. 516-517).
Uno scolaretto avrebbe fatto di meglio.