Non mi è piaciuta. Ma sospendo il giudizio.
Non mi è piaciuta. Ma sospendo il giudizio.
Tecnicamente un ritmo di origine africana. Più in generale, negli Stati Uniti, un sinonimo di fare festa (let’s boogie = let’s party) o di muoversi (= let’s move). Secondo il De Mauro online: “stile pianistico diffusosi a Chicago agli inizi del Novecento, derivato dal blues ma su un ritmo molto più veloce | ballo eseguito su tale musica, particolarmente in voga nel secondo dopoguerra”.
Forse è più facile farvelo ascoltare che descriverlo. Oltre al ritmo, il boogie ha un “giro” armonico simile a quello del blues in 12 battute e, di conseguenza, del rock (tonica- sottodominante-tonica- sottodominante-tonica- dominante-sottodominante-tonica).
La parola è giunta all’inglese attraverso il Black English da qualche lingua dell’Africa occidentale: in Hausa, ad esempio, buga significa “danzare, suonare le percussioni”.
Il primo boogie-woogie con questo nome fu composto e registrato nel 1928 da Clarence “Pinetop” Smith e si chiama (prevedibilmente) Pinetop’s Boogie-Woogie.
Per noi italiani il boogie-woogie è il dopoguerra e In the Mood di Glen Miller.