Sentimento di astio, ostilità e rammarico per la felicità, il benessere, la fortuna altrui (De Mauro online).
Etimologicamente, l’invidia è una forma di cecità: dal latino in- “non” + vidēre “vedere”.
E infatti, nell’Inferno dantesco, gli invidiosi hanno gli occhi cuciti con il fil di ferro per punirli di aver gioito nel vedere le disgrazie altrui.
L’invidia si distinguerebbe dalla gelosia perché nel primo caso l’invidioso odia chi ha ciò che egli desidera ma non possiede; nel secondo il geloso odia chi teme possa sottrargli ciò che egli possiede (non ne sono del tutto convinto).
Nella piazza di Guastalla Ferrante Gonzaga domina l’invidia.
martedì, 15 luglio 2008 alle 21:13
“…..nel secondo il geloso odia chi ha ciò che egli possiede ma teme gli possa essere sottratto” cosa significa? Avere e possedere sono due cose diverse (“chi ha ciò che egli possiede”)? Oppure è un lapsus di sapore vagamente freudiano (in sostanza: i gelosi fanno bene a stare in guardia)?
martedì, 15 luglio 2008 alle 22:06
Ho provveduto a correggere.
Un copia-e-incolla (certamente freudiano) aveva stravolto il significato.
mercoledì, 16 luglio 2008 alle 20:58
[…] 2008 — borislimpopo Ancorché ateo praticante, trovo illuminante quello che dell’invidia (e della gelosia) dice Enzo Bianchi (su La stampa del 23 dicembre […]
mercoledì, 13 ottobre 2010 alle 23:05
[…] perché i diritti sono stati comprati in un’asta al rialzo tra 7 grandi editori e l’invidia in questi casi scatta subito. Le cose più gentili che gli hanno detto è che Nick Harkaway è un […]
sabato, 5 Maggio 2012 alle 23:19
[…] trovato particolarmente interessante l’invidia (di cui in realtà mi sono già occupato tempo fa) e propone la stessa distinzione tra invidia e […]
giovedì, 11 aprile 2013 alle 16:10
[…] che si accompagna a questo pregiudizio, per i giornalisti provo anche un po’ d’invidia. Mi spiego. Spesso, almeno in Italia, i giornalisti scrivono romanzi e racconti (basti per tutti […]
venerdì, 26 luglio 2013 alle 17:13
[…] Questo è uno di quei post che una persona saggia e matura non scriverebbe mai. Ma io ho la maturità di un bambino di 3 anni ed eccomi qui a scrivere di una cosa soltanto perché sono contento di averla: ma non mi basta tenermela tutta per me e quindi lo devo sbandierare ai 4 venti. Forse anche, ma appena appena un po’, per farvi schiattare d’invidia. […]