L’uomo dei cerchi azzurri

Vargas, Fred (1996). L’uomo dei cerchi azzurri (L’Homme aux cercles bleus). Torino: Einaudi. 2007.

Che dire? Finalmente Einaudi si è deciso a pubblicare i “vecchi” romanzi della Vargas. Qui abbiamo la prima comparsa di Adamsberg (mi risulta che in realtà il romanzo è stato scritto nel 1990).

Mi aspettavo una Vargas meno matura, dei personaggi meno definiti. Non è così: il romanzo non delude le aspettative di noi fedeli lettori della Vargas, il meccanismo narrativo e la trama “gialla” sono riusciti.

La bella traduzione è della mia adorata Yasmina Melaouah.

In più, c’è un’inaspettata dichiarazione di poetica:

Scrivere cosa? E perché poi, scrivere? Per raccontare la vita, rispose a se stessa. Cazzate! […] Perché scrivere? Per sedurre? È così? Per sedurre gli sconosciuti, come se i conosciuti non ti bastassero? Per illudersi di raccogliere la quintessenza del mondo in poche pagine? Ma quale quintessenza, poi? Quale emozione del mondo? Che dire? […] Scrivere significa fallire (p. 215).

Le solite piccole perle:

Ma Adamsberg aveva l’impressione di non avere alcun rapporto con la propria immagine pubblica, quindi era come sdoppiato. Poiché tuttavia già dall’infanzia si era spesso sentito diviso in due, da una parte Jean-Baptiste e dall’altra Adamsberg, che stava a guardare Jean-Baptiste e lo seguiva passo passo ridacchiando, adesso risultavano essere in tre: Jean-Baptiste, Adamsberg e l’uomo pubblico, Jean-Baptiste Adamsberg. Stenta e dilaniata Trinità (p. 29).

Per questa settimana abbiamo chiuso con la compassione, la consolazione paziente, i lucidi incoraggiamenti e gli svariati ideali umanitari. Si nasce e si crepa e nel mezzo ci si ammazza di fatica per perdere tempo fingendo di guadagnarlo, e questo è tutto quello che ho voglia di dire sugli uomini. Lunedì prossimo li troverò fantastici con tutti i loro minimi indugi e la loro traiettoria millenaria, ma per oggi è impensabile. Per oggi solo cinismo, caos, futilità e piaceri immediati (p. 55).

Infine, questo toccante monologo interiore di Jean-Baptiste:

Morta morta morta. Camille morta. Certo morta. E finché l’aveva immaginata viva, anche se lo tradiva quanto lui aveva tradito lei, anche se lo evitava in tutti i suoi pensieri, anche se accarezzava le spalle del groom nel suo letto d’albergo al Cairo dopo che lui era venuto a cacciar via gli scarafaggi, anche se fotografava tutte le nuvole del Canada – perché Camille faceva collezione di nuvole dal profilo umano, tutto sommato piuttosto difficili da trovare – e anche se aveva dimenticato persino la sua facci, e persino il suo nome, anche con tutto questo, se Camille si muoveva da qualche parte sulla terra, allora andava tutto bene. Ma se Camille era morta chissà dove nel mondo, allora la vita si strozzava. Non valeva più tanto la pena agitarsi la mattina e correre tutto il giorno, se Camille era morta, l’improbabile discendente di un dio greco e di una prostituta egizia, come lui vedeva le sue origini. Non valeva neanche più tanto la pena stressarsi a cercare degli assassini, sapere quanto zucchero vuoi nel caffè, andare a letto con Christiane, guardare tutte le pietre di tutte le vie, se Camille non faceva più dilatare la vita intorno a sé, con le sue cose del serio e del futile, una sulla fronte, l’altra sulle labbra, che si allacciavano insieme in un otto che disegnava l’infinito (p. 69).

Quasi una poesia di Montale. È profondamente vero: la persona amata fa dilatare la vita intorno a sé, sul viso della persona amata si disegna l’infinito.

Pubblicato su Recensioni. 2 Comments »

2 Risposte to “L’uomo dei cerchi azzurri”

  1. velma Says:

    Conosciamo Adamsberg, Danglard e Camille da cinque avventure. Le loro vite ci sono diventate familiari. Eppure l’inizio di tutto questo, l’ingresso di Adamsberg al commissariato, il suo rapporto iniziale con Danglard e i suoi primi – per noi – pensieri su Camille riescono a stupire come se fossimo alla prima lettura. Parafrasando Adamsberg potremmo dire che ci ha regalato la sorpresa e non la conoscenza.

  2. l’uomo dei cerchi azzurri « il blog di Carlo Says:

    […] primo romanzo della vargas con protagonista adamsberg: molto bello, con un buon ritmo, pieno di preziose frasi […]


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