Boris è stato fuori qualche giorno (per questo ha trascurato il blog), godendo del privilegio di viaggiare con Trenitalia (se vi siete chiesti perché, alla fine di ogni viaggio, Trenitalia vi ringrazia per aver scelto di viaggiare con loro, quando apparentemente non ci sono alternative – è perché su alcune limitate tratte avreste potuto scegliere di viaggiare con Cisalpino, una società italo-svizzera, per esempio da Viareggio a Lugano).
Il viaggio è stato allietato, oltre che dalla letteratura che avevo portato con me, dalla patinata rivista Riflessi, Mensile per i viaggiatori di Trenitalia realizzato da ART Servizi editoriali SpA. Il periodico vanta una redazione di 10 persone e al numero di ottobre hanno collaborato altre 10 redattori.
La rivista, che ho avuto altre volte occasione di sfogliare, appartiene più alla categoria dell’inutile che del francamente dannoso: un blando irritante, direi, non un veleno.
Ma questo è un numero speciale, che annuncia fin dalla copertina: “al top della tecnologia” (sì, senza lettere maiuscole e con un superfluo anglicismo) – “Primato mondiale delle Ferrovie dello Stato nei sistemi intelligenti”.
Tutto fantastico. Avevo l’onore di viaggiare su uno dei nuovi ETR 500 AV (alta velocità), con il restyling effettuato da Giorgetto Giugiaro (che ha corretto gli errori di progettazione dell’altrettanto celebrato Pininfarina, i cui tavolini impediscono di muovere le gambe a chiunque sia più alto di Vittorio Emenuele III): “comfort, qualità, ottimi servizi a bordo”. Nella mia carrozza di seconda classe, nessuna delle 2 toilette funzionava: fuori servizio. Così nelle altre carrozze di 2° classe: ma che cosa pretende il viaggiatore, in fin dei conti ha pagato soltanto 51€ per la tratta Milano-Roma. Boris ha raggiunto la prima toilette fruibile di 1° classe chiedendosi se, sorpreso da un controllare, avrebbe dovuto pagare un supplemento di tariffa.
Colgo l’occasione anche per segnalarvi che da qualche mese, o forse da un paio d’anni, le toilette sono segregate per sesso (o per genere, non saprei). Sono identiche, disponendo entrambe di vani per i sacchetti per gli assorbenti, ma segregate. Non che faccia differenza, quando sono tutte guaste; ma quando i guasti colpiscono soltanto una frazione dei bagni, questa bella idea della segregazione dimezza la possibilità di trovare una toilette. Chissà se è il frutto delle elucubrazioni di qualche comitato di funzionari, convinto di possedere l’esatta cognizione dei desideri e delle priorità dei viaggiatori, o se è stato il risultato di un’indagine di customer satisfaction, oppure ancora una richiesta esplicita del cardinale Ruini e della senatrice Binetti.
lunedì, 15 ottobre 2007 alle 12:12
Boris caro tu sei un dilettante privilegiato….Io sono da anni un professionista sfigato dei treni italiani. Tu hai viaggiato sull’ammiraglia di Trenitalia. Io “pendolo” da decenni sulle loro “carrette delle rotaie” che ogni giorno dalla provincia portano verso la capitale (e ritorno) lavoratori e studenti.
Insomma i fruitori del treno si dividono in (almeno) due categorie: viaggiatori e pendolari.
I primi sono avventori occasionali che si spostano per varie ragioni di svago o di lavoro (di solito qualificato), ma solo in maniera sporadica.
Alla seconda categoria appartengono varie tipologie di sfigati (persone che non possono permettersi il viaggio in automobile, persone che preferiscono leggere piuttosto che litigare con gli altri automobilisti, persone che un’automobile non ce l’hanno, persino i reietti che non hanno la patente….esistono ancora te l’assicuro) si tratta, quindi, lo capirai bene di persone senza nessun potere e ruolo nella nostra società, destinate al fallimento.
In anni di pendolarismo ho visto cose che voi umani…..e mai nessuno che mi abbia fatto una domanda di custmer satisfaction, oppure offerto una rivista.
Giornali, da noi acquistati e non all’uopo, li abbiamo usati spesso, ma per riuscire a sederci su sedili improponibili.
I mal funzionamenti sono molteplici, a volte incomprensibili, e imputabili (probabilmente) a diverse società coinvolte nella gestione dei nostri viaggi in treno (società che nascono, muoiono, si fondono, cambiano nome e che quindi non sono in grado di citare).
Il ritardo è ovviamente il problema principale: abitualmente (e per abitualmente intendo: tutti i giorni) un quarto d’ora su una tratta di 40 minuti. Spesso (almeno una volta a settimana) però il ritardo arriva a 30 minuti. La mancanza di tempestivo preavviso è altrettanto frequente (forse perché il sistema intelligente sa che ci sono comunque ben poche soluzioni alternative per lo sfigato pendolare).
I posti a sedere sono insufficienti e ogni tanto (nessuno capisce il perché) il treno ha una carrozza in meno e allora ci si pigia tutti, ancora di più, negli spazi tra una carrozza e l’altra che ospitano anche i bagni, senza alcuna separazione di genere ma sempre funzionanti perché, come sai, non sono veri e propri bagni, ma dei buchi sporchissimi che ho visto utilizzare solo in rarissimi casi (e suppongo si trattasse di temerari malati di colite spastica acuta).
Insomma i tuoi dubbi sulla distinzione di sesso o di genere mi sembra un lusso che noi pendolari non possiamo proprio permetterci!!!! Il lato positivo è che sui “nostri” treni Elisabetta Gardini non avrebbe traumi vedendo uscire Valdimir Luxuria dall’unico bagno democraticamente dedicato a tutti i sessi/generi esistenti al mondo.
In caso di carrozze mancanti i più arditi si vanno a sedere nell’unico vagone di prima classe andando incontro ad ardite discussioni con i controllori che rischiano spesso di sfociare in rissa.
D’estate solo poche carrozze hanno l’aria condizionata e scatta quindi l’impulso bellico “a li mejo posti!”. D’inverno i vagoni o sono gelidi o surriscaldati.
Ci sono poi i problemi con i parassiti, assurti da tempo agli altari della cronaca, e che quindi tralascio.
Ai pendolari sfigati assimilo anche coloro che si spostano dalla periferia dell’Italia, il Mezzogiorno, alle capitali produttive (il Nord). Quelli che pendolano ogni settimana sui treni notturni da Napoli a Torino.
Ti assicuro che anche lì, il problema della separazione di genere non riesce a venire in mente a nessuno.
Insomma Boris lamentati pure dei bagni non funzionanti: hai ragione. Ma a me il sistema intelligente delle ferrovie ricorda molto la strategia politica attribuita a Maria Antonietta: “Maestà il popolo ha fame, manca il pane” “Dategli le brioches!”.
A quanto pare in questo caso le brioches non sono nemmeno un granchè.
lunedì, 15 ottobre 2007 alle 12:36
Come ho avuto modo di osservare in forma leggermente diversa (quanti torti servono per fare una ragione?), purtroppo i problemi di Trenitalia non si elidono tra loro. Il fatto che sui treni per pendolari (trasporto regionale, li chiama Trenitalia) si viaggi come sui carri bestiame non toglie nulla al fatto che sulle onerose ammiraglie (i 51€ del Milano-Roma sono una discreta cifretta – una cifretta, tra l’altro, che rende concorrenziale economicamente il viaggio in auto appena si sia in due, con buona pace dei buoni sentimenti ecologisti e della “cura del ferro”) non si possa nemmeno fare pipì.
Tra l’altro, il gruppo Ferrovie dello Stato ti risponderebbe che una cosa è Trenitalia, un’altra il trasporto regionale (astutamente “devoluto” alla responsabilità delle singole Regioni, con aumento dei costi e peggioramento dei servizi), un’altra ancora la rete (cioè i binari), un’altra le “grandi stazioni”, un’altra le piccole e così via. Lo scaricabarile sorretto dalla “razionalità” economica: cosicché se il treno arriva in ritardo perché è mancata l’alimentazione elettrica il viaggiatore non avrà il bonus perché per Trenitalia è causa di forza maggiore estranea alle sue responsabilità.
Osservo anche che, sempre più spesso, anche chi viaggia sulle linee a lunga percorrenza è un pendolare, anche se magari è un pendolare settimanale invece che giornaliero. E in questo caso, l’offerta si va riducendo e facendo più costosa (gli interregionali vengono aboliti, gli intercity ridotti di numero e confinati nelle fasce orarie più scomode, gli intercity plus – già un’invenzione per “fottere” il viaggiatore – trasformati in eurostar city, che sono treni composti di carrozze di intercity plus che costano come l’eurostar): Quindi, caro Jacopo, evitiamo la guerra tra i poveri. Viaggiatori di tutt’Italia, uniamoci!