La squadra 8 (11)

Non ho mai avuto dubbi: mai fidarsi di qualcuno che gioca a golf, soprattutto se è un notaio.

E le donne che giocano a golf sono altrettanto pericolose.

Brecht aveva espresso un concetto simile, quasi 80 anni fa, nell’Opera da tre soldi: “Was ist der Einbruch in eine Bank gegen die Gründung einer Bank?” (Che cos’è una rapina in banca davanti alla fondazione di una banca?).

3 ottobre 1283 – Pena di morte

Traduco un articolo Tony Long comparso su Wired.

1283: Dafydd ap Gruffydd, l’ultimo Principe di Galles gallese per nascita in un Galles turbolento ma ancora libero, fu la prima persona a essere uccisa per impiccagione, sbudellamento e squartamento.

Benché la capacità umana in tema di crudeltà sia infinita, è difficile superare quella medievale in tema d’inventiva quando si tratti di esecuzioni capitali, soprattutto per alto tradimento.
Catturato dopo aver attaccato il castello di Hawarden per pasqua, durante il fallito tentativo gallese di conservare la propria indipendenza dall’Inghilterra dei Plantageneti, Dafydd fu imprigionato da un furioso re Edoardo I, accreditato di aver escogitato personalmente il supplizio. La sentenza diceva (semplicemente!) che la morte di Dafydd doveva essere lenta e dolorosa, e la fantasia regale si mostrò all’altezza.

Il giorno fissato, il 3 ottobre, Dafydd fu trascinato da una cavallo per le strade di Shrewsbury. Poi fu impiccato fino a perdere conoscenza, fatto rinvenire e sbudellato. I suoi intestini furono arsi sul rogo, mentre il condannato era costretto a osservare la scena, come pena simbolica per il sacrilegio di aver commesso i suoi crimini durante la settimana santa. Infine fu decapitato e squartato per aver complottato per la morte del re.

Questa modalità di pena capitale fu perfezionata nel tempo. Ad esempio, fu introdotta la castrazione come preludio allo sbudellamento. Lo squartamento fu praticato in tutta la Gran Bretagna fino al XVIII secolo e fu ufficialmente abolito soltanto nel 1870.

Fortunatamente, nel frattempo la tecnologia ha consentito fondamentali progressi, come la ghigliottina, la camera a gas e l’iniezione letale.

Aggiungo di mio che questo è il supplizio cui è sottoposto Braveheart nell’omonimo film (su YouTube lo trovate, ma mi rifiuto di metterlo qui!), nonché Jack Shaftoe nel Ciclo barocco di Neal Stephenson.

Magic Moments

Due curiosità su questa canzoncina:

  1. è il primo grande successo scritto da Burt Bacharach (1958)
  2. quando ero bambino ne girava una (all’epoca celeberrima) versione in milanese. Non l’ho trovata su YouTube, ma provate voi a fare il karaoke…
    Sun chi de per mì
    in d’la vasca da bagn
    cul bigul a gala.
    Me giri de chi,
    me giri de la,
    (ahi!) me schisci una bala.
    Poi ciapi el savun,
    me grati i cuiun
    (ahhh..) che bela truada.
    Magic, moment …
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Vorrei

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Il castello bianco

Pamuk, Orhan (1979). Il castello bianco. Torino: Einaudi. 2006.

La copertina, come potete vedere, è bellissima. Il romanzo molto meno.

In un momento di lucidità, o forse di autocompiacimento, l’autore scrive:

Eccomi giunto oramai all’epilogo. Probabilmente, gli accorti miei lettori hanno già da tempo intravveduto l’esito del mio racconto e hanno deciso di disfarsene buttandolo da qualche parte (p. 144).

Ecco, confesso di aver avuto questa tentazione, e di avere resistito un po’ per testardaggine (non mi piace non finire i libri, anche se da tempo – da quando sono consapevole del fatto che, per quanto a lungo viva, non sarò mai in grado di leggere tutto quello che vorrei, e nemmeno tutto quello che ho in casa! – mi dico che dovrei farlo) , un po’ per rispettare un impegno unilaterale assunto con chi legge questo blog. Non che il romanzo sia brutto. È, piuttosto, irrilevante.

L’istinto mi diceva di non leggere un “caso letterario” (Pamuk ha vinto il Nobel per la letteratura nel 2006), come non ne ho letti altri. In genere, preferisco aspettare che il polverone si posi e si cominci a capire se siamo in presenza di un autore “vero”. Ma poi è arrivato un consiglio di amici…

Il castello bianco è un’opera giovanile del nostro e non è uno dei suoi romanzi più noti. Forse gli dovrebbe essere concessa una prova d’appello. La lingua è un po’ faticosa, ma non sono in grado di dire quanto la responsabilità sia dell’autore e quanto del traduttore.

Al centro della storia – per esplicita dichiarazione di poetica nel romanzo stesso e nella postfazione del romanziere – c’è il tema dell’identità e del sosia: E.T.A. Hoffman, Edgar Allan Poe, Dostoevskij, Stevenson. Ma a me, nelle strampalate imprese del Maestro e del suo schiavo – dai fuochi d’artificio all’astrologia, dai racconti illustrati alle macchine da guerra – sono venuti in mente soprattutto Bouvard e Pécuchet. Temo che non sia un accostamento gradito all’autore.

Interessante, anche se anacronistica, l’analisi scientifica per comprendere i meccanismi dell’epidemia di peste. Mi dà comunque l’occasione di raccontare una storia vera:

John Snow (1813-1858) era un medico inglese. Nel 1849 pubblicò On the Mode of Communication of Cholera dove suggeriva che il “veleno del colera” si riproduceva nel corpo umano e si diffondeva con cibi o acqua contaminati (la teoria prevalente era quella dei “miasmi”, cioè che il contagio avvenisse per inalazione di vapori infetti). Il libro fu lodato, ma Snow non poteva provare la sua ipotesi.

Nel 1854 scoppiò una nuova epidemia di colera a Londra. Snow allora rappresentò su una mappa i decessi e giunse alla conclusione che il principale focolaio era dovuto a una fontanella contaminata dalle fogne, all’intersezione tra Cambridge Street e Broad Street. La chiusura della fontanella si rivelò una misura profilattica efficace. L’ipotesi di Snow poté dirsi dimostrata. La sua mappa è un esempio ormai classico dell’efficacia dell’analisi spaziale per comprendere e risolvere i problemi sociali ed economici.

Qui sopra una parte della mappa originale di Snow.

Banale

Secondo il De Mauro online ha tre accezioni:

  1. privo di originalità, poco interessante: un libro, un film banale, un’osservazione banale, una conversazione banale | convenzionale, privo di sorprese: un’esistenza, una vita banale
  2. di qualcuno, che conduce una vita ordinaria, che ha interessi o attività comuni e poco interessanti: una persona banale
  3. di poca importanza: un banale incidente | facile, elementare: l’esercizio, il compito è davvero banale

Interessante l’etimologia. Il germanico bann significa “editto” (da cui il tardo latino bannum e il nostro bando) e sembra a sua volta collegato alla radice indoeuropea bha (“apparire, mostrare, divulgare” – la stessa radice di infante, colui che non parla ancora). Banale significherebbe dunque “secondo l’uso stabilito, passato in costume”. In francese banal significò dapprima chi era, dall’antico diritto feudale, costretto a prestazioni servili: e dato che la vita dei servi era per definizione priva di interesse per la classe dominante, ne derivò il significato attuale.

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Palindromi (1)

Inglese:

  • Senile felines (Felini senili)
  • Dennis sinned (Dennis ha peccato)
  • Dee saw a seed (Dee ha visto un seme)
  • Norma is as selfless as I am, Ron (Norma è disinteressata come me, Ron)
  • Mr. Owl ate my metal worm (Il Signor Gufo ha mangiato il mio verme metallico)

Francese:

  • Elu par cette crapule (Eletto da questo personaggio abietto)

Tedesco:

  • Ein Ledergurt trug Redel nie (Redel non ha mai portato una cintura di cuoio)

Latino:

  • Subi dura a rudibus (Supporta i maltrattamenti inflitti da gente rozza)
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29 settembre

Ahimè, ormai ricordato soltanto per il compleanno di Berlusconi (71, quest’anno).

Ma è stato un giorno ricco di eventi più o meno fausti. Qualche esempio dalla newsletter dell’Encyclopedia Britannica:

  • 1833: inizia il regno di Isabella II di Spagna, che aveva 2 anni
  • 1901: nasce Enrico Fermi
  • 1906: gli Stati Uniti occupano Cuba
  • 1923: entra in vigore il mandato britannico in Palestina, con la finalità di ricostituire una patria per il popolo d’Israele

Ma, soprattutto, è la data di una canzone giustamente famosa di Lucio Battisti (e Mogol), portata inizialmente al successo dall’Equipe 84. E se non sbaglio sono 40 anni!

Qui abbiamo il clip dell’epoca (anche se non si chiamavano così).

Una versione dal vivo, sempre dell’Equipe 84, al teatro greco di Siracusa nel 1967.

E, infine, una rara versione acustica dal vivo, registrata a Speciale per voi con un giovanissimo Renzo Arbore (il vostro Boris era tra i “figuranti”!, anche se forse non in questa puntata).