In realtà, poiché all’epoca in Inghilterra non era stato ancora adottato il calendario gregoriano, la sua nascita fu registrata alla data del 25 dicembre 1642. Se fosse ancora vivo (invece è immortale) compirebbe 365 anni, un anno cosmico (lasciatemi giocare con le sue manie esoteriche).
Prematuro e minuto di corporatura, Newton nacque postumo (il padre era morto da 3 mesi). Quando aveva 3 anni, la madre si risposò e l’affidò alla nonna materna. Newton scrisse più tardi, in un elenco dei suoi peccati, di aver desiderato di bruciare vivi madre e patrigno nella loro casa.
Alcuni affermano che Newton soffrisse della sindrome di Asperger. Tra gli indizi a carico, la mancanza di mogli e amanti (anche se si parla di una Caterina o Anna Storper, di cui sarebbe stato fidanzato prima di andare a Cambridge).
Tra i risultati conseguiti da Isaac Newton – forse il più grande uomo di scienza dello scorso millennio, almeno secondo il giudizio di un sondaggio della Royal Society – uno enorme e misconosciuto fu conseguito durante gli anni alla Royal Mint (la zecca reale, alla torre di Londra). Nel 1717, stabilendo un cambio fisso tra la sterlina d’argento e le monete d’oro (113 grani d’oro, cioè 7,32 grammi, per una sterlina d’argento), stabilì di fatto il gold standard, che diede un contributo fondamentale allo sviluppo dell’economia britannica e costituì il fondamento dei rapporti monetari internazionali fino alla denuncia unilaterale degli accordi di Bretton Woods da parte del presidente americano Richard Nixon, il 15 agosto 1971.
La frase più famosa di Newton, contenuta in una lettera a Robert Hooke del febbraio 1676 è: “If I have seen further it is by standing on the shoulders of giants”.