Secondo l’enciclopedia Britannica Online, esattamente 100 anni fa Robert Baden-Powell istituì il primo gruppo di scout. Il movimento scoutistico però ha festeggiato il suo centenario lo scorso anno, commemorando il campo di Brownsea Island (31 luglio-9 agosto 1907). Il 1° agosto 2007, all’alba, gli scout di tutto uil mondo hanno rinnovato la promessa. In Italia l’evento principale è stato quello del Circo Massimo a Roma, dove erano presenti i principali esponenti dello scoutismo e del governo (Romano Prodi, Giovanna Melandri, Giuseppe Fioroni).
Strano tipo, questo Baden-Powell (che gli scout adorano come gli aderenti all’Opus dei adorano Escrivà de Balaguer). O, quanto meno, profilo psicologico interessante. Il padre (prete anglicano) era professore di geometria a Oxford e aveva già 4 figli da 2 precedenti matrimoni quando – a 50 anni – sposò Henrietta Grace Smyth (che di anni ne aveva 22): presto ebbero altri 4 figli (tra il 1847 e il 1850, uno all’anno) e, dopo una pausa durante la quale ebbero altri figli morti da piccoli, una nuova serie di 3 figli tra il 1857 e il 1860. Robert è il primo della terza serie. Nel 1860 il padre muore e il piccolo Robert viene allevato dall’energica madre. Più tardi frequenta la prestigiosa (e famigerata) public school di Charterhouse (meriterebbe un post a sé, ma ci basti qui dire che tra gli Old Carthusians ci sono Peter Gabriel e i primi Genesis) e, dicono gli apologeti, matura abilità scoutistiche facendo marachelle nei boschi. Ma suona anche il piano e il violino, recita, cattura e dipinge farfalle (con entrambe le mani).
Della vita sessuale di Baden-Powell, e in particolare se fosse omosessuale, non ce ne può fregare di meno. Ci interessa, invece, il suo ruolo come militare e come poliziotto nella guerra boera.
Nel 1876 abbraccia la carriera militare, come tenente. Prima in India, poi in Sudafrica, a Malta e di nuovo in Africa (Rhodesia, Sudafrica e Africa occidentale) e in India. Lo scoppio della guerra boera lo trova il più giovane colonnello dell’impero. L’assedio di Mafeking, quando resiste per 217 giorni a preponderanti forze boere, ma con costi di vite umane spaventosi (le razioni assegnate ai neri erano molto più contenute di quelle dei bianchi e almeno 2.000 morirono di fame), ne fa un eroe. È in quest’occasione che crea e utilizza con successo un corpo di cadetti.
Il suo incarico successivo è quello di comandante della polizia sudafricana. Non è una pagina limpida. Anche se pare che non fu Baden-Powell, ma Lord Kitchener, a organizzare i primi veri campi di concentramento della storia, il nostro era pur sempre il capo della polizia.
Secondo l’Oxford English Dictionary: a concentration camp is a camp where non-combatants of a district are accommodated, such as those instituted by Lord Kitchener during the South African war of 1899-1902. La distinzione importante è tra internare e imprigionare. Si imprigiona un individuo dopo un legale processo; si interna un gruppo sulla base di criteri di pericolosità (politica, etnica, sociale…). Formalmente, gli inglesi li dipinsero come una sorta d’aiuto umanitario alle famiglie le cui fattorie erano state distrutte dalla guerra; in realtà, era una componente della tattica della “terra bruciata” utilizzata per contrastare la guerriglia boera (la tattica prevedeva la distruzione delle fattorie e dei raccolti, l’avvelenamento dei pozzi, lo spargimento di sale sulla terra per renderla improduttiva e, naturalmente, la deportazione degli abitanti). Ne furono costituiti 34 (laager, in Afrikaaner). Non erano campi di sterminio, ma le razioni erano insufficienti, le condizioni igieniche spaventose, l’assistenza medica inesistente. Un rapporto britannico, a guerra finita, dà queste cifre: 27.927 boeri (di cui 22.074 bambini sotto i 16 anni) e 14.154 neri (altre fonti parlano di oltre 20.000) morti. Si tratta del 25% degli internati, uno su quattro. E pensare che i boeri morti in battaglia furono soltanto 3.000! Iniziava il secolo XX e la guerra moderna.
Qui sotto: Lizzie van Zyl, una bambina boera, sul suo letto di morte al laager di Bloemfontein.
