Florestano Vancini, scomparso il 18 settembre a 82 anni (era nato a Ferrara il 24 agosto 1926), è stato uno di quei registi che ho conosciuto personalmente, grazie a Marco Ferronato, alla fine degli anni Sessanta.
Il miglior film di Vancini, o quantomeno quello che mi ha segnato di più, è La lunga notte del ’43, da un racconto di Giorgio Bassani (Una notte del ’43) comparso nel 1956 nelle Cinque storie ferraresi. Bassani è stato un altro autore che ha molto influenzato la mia adolescenza, più le storie ferraresi, appunto, e Gli occhiali d’oro, che Il giardino dei Finzi-Contini. Ricordo una gita a Ferrara fatta in solitudine, in treno d’estate, la passeggiata sulle mura, la visita al cimitero ebraico con un fazzoletto annodato in testa come kippah…
Purtroppo su YouTube non ne ho trovato traccia. Un bianco e nero nebbioso e angosciante, che fa sentire sulla pelle e capire con la testa quanto il fascismo fosse opprimente in tutti i significati della parola. Un cast clamoroso: Andrea Checchi, Belinda Lee, Enrico Maria Salerno, Gabriele Ferzetti, Gino Cervi, persino Raffaella Carrà. Pier Paolo Pasolini ed Ennio De Concini sceneggiatori. Cercatelo e vedetelo se vi capita.
Intanto accontentatevi di questa intervista in cui racconta come girò il film.
E questo discorso di Matteotti, che un po’ di memoria male non fa di questi tempi.
domenica, 21 settembre 2008 alle 21:37
“Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato” Con questo film del 1972 ha osato incrinare l’aurea di santità di Garibaldi, con i due grandi ivo garrani e mariano regillo.
lunedì, 15 aprile 2019 alle 16:37
[…] ’43, il bel film dell’esordiente Florestano Vancini (di entrambi ho parlato di sfuggita qui) – l’operazione di Irène Némirosky è di respiro ben più […]