Nanook

Nanook l’esquimese (Nanook of the North), 1922, di Robert Flaherty.

Che c’è di meglio, in una torrida sera d’estate a Roma, di vedere un documentario muto girato nell’Artico?

Considerato il primo documentario, e criticato per non esserlo (Flaherty scrisse una sceneggiatura e gli esquimesi recitano la loro parte), resta bellissimo e godibilissimo.

E pieno d’un involontario humour: ad esempio, quando inaspettatamente dal kayak (sembrava che Nanook fosse solo) scende tutta la famiglia, neonati e cane compreso, come da una Cinquecento napoletana del 1955. Quando Nanook deve sempre fare tutto da solo, dal fabbricarsi un igloo al catturare una foca, mentre gli altri numerosi familiari giocano e si fanno i fatti loro. Quando – dopo una didascalia che spiega che all’interno dell’igloo la temperatura deve restare sotto lo zero, se no si squaglia – vediamo che la famigliola per mettersi a dormire si spoglia nuda. Quando la moglie mastica gli stivali per ammorbidirli dopo il gelo della notte. Quando il babbo lava il bambino sputangogli addosso (impagabile la faccia disgustata del bambino). Nanook e il grammofono (e assaggia il disco).

Nulla di tutto questo esiste più.

Qui qualche scena, compresa la prima che ho citato.

23 luglio – Telstar

A complemento di quanto ho scritto sulla mondovisione. Il 23 luglio 1962 fu effettuata la prima trasmissione televisiva transatlantica (una partita di baseball, i soliti colonialisti).

Il satellite, Telstar 1, non aveva un’orbita geostazionaria, e perciò funzionava in una “finestra” (fu allora che si cominciò a usare il termine?) di una ventina di minuti.

Topolino gli dedicò un servizio. Era bellissimo: una palla sfaccettata e la quintessenza della modernità. Facevo le elementari (ma in luglio ero al mare) e provai per mesi a disegnarlo (goffamente).

Telstar fu anche un tormentone, dei Tornados: sono sicuro che qualcuno se la ricorda.

Qui una cover, con delle immagini interessanti dai documentari dell’epoca.