Il 16 luglio 1945 ad Alamogordo (New Mexico) è stata fatta esplodere la prima bomba atomica. Un test, cui hanno fatto seguito, poche settimane dopo, le bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Ancora oggi, la testimonianza di Robert Oppenheimer fa venire i brividi.
Poiché tendiamo a dimenticarcene (il rischio di un conflitto nucleare ci sembra sotto controllo!), riporto (da Wikipedia) gli effetti di un’esplosione nucleare.
Emanazione luminosa: l’intensità della luce emessa è così intensa da poter accecare istantaneamente una persona che la guardi direttamente anche a 60 chilometri di distanza. Testimonianze di alcuni sopravvissuti all’atomica di Hiroshima parlano dell’esplosione come dell’accensione di un secondo sole, ma 1000 volte più luminoso
Calore: la temperatura nel punto preciso dell’esplosione qualche frazione di secondo dopo lo scoppio della bomba, può raggiungere diversi milioni di gradi centigradi. Tale calore può spazzare via qualsiasi forma di vita nel raggio di diversi chilometri
Spostamento d’aria: la velocità del vento può raggiungere anche i 1500 km/h nei primi chilometri di raggio dall’esplosione, per poi diminuire con la distanza. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità questo, assieme al calore, rappresenta l’elemento che più di ogni altro causa distruzione di manufatti e morte degli esseri viventi nei primi istanti successivi alla detonazione
Emissione radioattiva: data dall’emissione di radiazioni di tipo alfa, beta, gamma e neutroniche. A causare questa emissione, oltre all’esplosione stessa, contribuiscono anche gli isotopi radioattivi rilasciati in una vasta area dall’ordigno. Inoltre, poiché la vita media di questi elementi può essere anche molto lunga, può esserci un inquinamento radioattivo che si protrae anche per molti anni
Dopo 2 o 3 ore dall’esplosione, avviene il richiamo di vaste masse d’aria circostanti, causato dalla rarefazione dell’aria negli istanti successivi all’esplosione. Quest’aria bollente e ad alta velocità causa generalmente incendi di vaste proporzioni nella zona investita.
Fallout radioattivo: cioè la ricaduta di materiale radioattivo. Per le particelle più pesanti avviene nelle prime 24 ore successive all’esplosione, accompagnato da forti piogge acide e radioattive, che a loro volta contribuiscono a portare a terra gli elementi radioattivi rilasciati in atmosfera. Il materiale più leggero può invece decadere dopo periodi molto più lunghi e in territori molto più vasti.
Effetto EMP (Electro Magnetic Pulse): è dovuto al rilascio di radiazioni elettromagnetiche di alta intensità, che possono causare l’impossibilità di utilizzare apparecchiature elettroniche per un certo periodo. Questo effetto è molto noto in campo militare perché potrebbe impedire la reazione del nemico
Gli effetti di esplosioni nucleari su vasta scala sono difficilmente immaginabili, soprattutto a causa dell’inquinamento da radiazioni che continuerebbero ad arrecare danni biologici anche per gli anni successivi e si estenderebbe velocemente su qualsiasi zona del mondo.