David Weinberger (2007). Everything is Miscellaneous. New York: Times Books. 2007.
È un libro importante. Forse molto importante, dopo aver superato il tono un po’ predicatorio, un po’ da guru, che hanno molti divulgatori americani. E la mania di aprire ogni capitolo con un’introduzione o un aneddoto e di chiuderlo con un riassunto di quello che si è detto nelle pagine precedenti.
Comunque a me è piaciuto molto, mi ha dato un sacco di idee e lasciato molte curiosità. Mi sono trovato molte volte a fermarmi a pensare, o a lasciare il libro per andare a vedere qualcosa sul web. Tutte cose che non mi succedono poi così spesso, nonostante la mia proverbiale capacità di distrarmi (se fossi nato adesso in America mi avrebbero imbottito di Ritalin).
L’idea di fondo è questa: tradizionalmente, abbiamo bisogno d’ordine perché le cose (gli atomi) occupano spazio, che è limitato; l’ordine ha bisogno di classificazioni, possibilmente gerarchiche, perché una cosa può stare in un posto solo. Il modello è l’albero. Mia moglie viene da una famiglia grande, ma anche numerosa: 10 tra fratelli e sorelle. Il caos regnava sovrano. I più piccoli tra i suoi fratelli, probabilmente per reazione, si ricavarono uno spazio nel garage, e lo tenevano in ordine perfetto. Troneggiava una grande scritta: “ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa”. Nel mondo digitale non abbiamo più bisogno di questo ordine: lo spazio è (potenzialmente) infinito e costa sempre meno. Gli oggetti digitali sono informazione e metainformazione, che può essere connessa in molti modi. Tutto questo, per di più, è un processo sociale. Di qui “il potere del nuovo disordine digitale” (The Power of the New Digital Disorder è il sottotitolo del libro).
Vi ho dato un’idea molto semplicistica, ma è impossibile riassumere il tutto.
Il libro, come accade sempre più spesso, ha anche un sito, molto stimolante.
Trovate anche il testo integrale del primo capitolo, che vi consiglio di leggere per farvi un’idea.