Ucciso perché gay, è stato giustiziato Makwan – di Carla Reschia

Da La Stampa una notizia che si commenta da sola. Anzi, un commento voglio farlo: questi sono i frutti velenosi della religione. Di tutte le religioni.

All’età di 13 anni aveva avuto un rapporto con un coetaneo. Vana ogni richiesta di clemenza
Appelli, mobilitazioni, è stato tutto inutile. Quella di Makwan Moloudzadeh, 21 anni nemmeno compiuti, avvenuta ieri nella prigione di Kermanshah, è stata la sesta esecuzione di un minorenne al momento del reato dall’inizio dell’anno in Iran.  E’ Amnesty ad annunciare il mancato lieto fine dell’ennesima mobilitazione internazionale contro la pena capitale. Denunciando, ha detto il presidente della sezione italiana, Paolo Pobbiati, che «L’uso della pena di morte in Iran ha raggiunto livelli aberranti: tra le persone già messe a morte o a rischio di esecuzione quest’anno vi sono omosessuali, adulteri, prigionieri di coscienza, giornalisti. L’Iran è il Paese che dal 1990 ha assassinato il maggior numero di minorenni all’epoca del reato, 28 in totale, in violazione del diritto internazionale che impedisce queste esecuzioni».
Un vero assassino, condotto a termine a dispetto degli appelli e delle promesse di revisione di un processo quanto mai sommario, in condizioni di semiclandestinità, ieri,  alle 5 del mattino, nel più totale silenzio di stampa, istituzioni e associazioni. Nemmeno l’avvocato, il padre e lo zio di Makwan sono stati informati.
E’ già un’icona per gli attivisti dei diritti umani Makwan Moloudzadeh che il 7 luglio era stato condannato a morte semplicemente per la sua omosessualità. L’accusa era, inizialmente, quella di aver stuprato un suo coetano nel 1999, all’età di tredici anni.  Ma in seguito la presunta vittima aveva ritrattato e l’accusa era diventata solo quella di «lavat», di sodomia, passibile tuttavia di morte.
Moloudzadeh, che era stato arrestato il 1° ottobre 2006 a Paveh, nella provincia di Kermanshah, in carcere era stato maltrattato e forse torturato. Ora ci si aggrappa ai cavilli:  la legge iraniana prevede che gli atti omosessuali commessi dai minori di 14 anni e mezzo debbano essere puniti «solo» con la fustigazione. E’ stato il giudice, esercitando il proprio potere discrezionale, a stabilire che Moloudzadeh, che aveva raggiunto la pubertà all’epoca del reato,  poteva essere trattato come un adulto. Tanto che pochi giorni  fa il ministro della Giustizia iraniano, l’Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, aveva sospeso la condanna manifestando l’intenzione di concedere la grazia.
Ora l’esecuzione, che pone la parola fine a ogni speranza.  Il Gruppo EveryOne, che per primo si è battuto per denunciare il caso,  ricorderà Makwan e il suo martirio con un premio annuale che verrà assegnato a chi si distinguerà nella lotta a favore dei diritti umani e contro l’omofobia. L’edizione di quest’anno è già andata a un’altra esponente dell’Iran, Paese che rischia di fornire molti martiri ed eroi in futuro: è stata premiata Glenys Robinson, cittadina del Regno Unito che vive in Italia e che «ha dimostrato particolari sensibilità e coraggio e ha cooperato in modo determinante per la liberazione di Pegah Emambakhsh, donna iraniana fuggita per evitare la lapidazione». Pegah, come si ricorderà, ce l’ha fatta. Makwan, no.

La squadra 8 (18)

Non c’è molto da dire.

Sapevamo o immaginavamo molto.

Forse troppi sottintesi, o forse un montaggio azzardato.

Melodramma, ma opportuno.

La sequenza più bella: gli uccelli che prendono il volo tutti assieme, al sovrappasso del porto, al suono dello sparo che uccide Guerra.

6 dicembre – Finlandia e Irlanda

Oggi si celebrano gli anniversari dell’indipendenza di due Paesi dell’Unione europea.

1917. La Finlandia dichiara la propria indipendenza e sovranità il 6 dicembre 1917, come conseguenza della rivoluzione bolscevica in Russia (fino ad allora, la Finlandia era stato un granducato russo). Oggi in Finlandia è festa nazionale.

Con questo passo – un passo richiesto e reso necessario dalle condizioni attuali – il popolo di Finlandia ha preso il fato nelle sue mani. Il popolo di Finlandia è profondamente convinto di non poter adempiere ai suoi compiti nazionali e internazionali senza piena sovranità. Il secolare desiderio di libertà ora attende compimento. Il popolo di Finlandia avanza come nazione libera tra le altre nazioni del mondo.

1921. Il Trattato anglo-irlandese (An Conradh Angla-Éireannach), firmato il 6 dicembre 1921 tra il governo del Regno Unito e i rappresentanti della Repubblica irlandese (di fatto), pone fine alla guerra d’indipendenza irlandese. Stabilisce che il libero Stato irlandese sia un dominion dell’Impero britannico e che l’Irlanda del nord (creata dal Government of Ireland Act del 1920) possa esercitare un’opzione di non adesione al nuovo Stato (cosa puntualmente avvenuta).

Il Trattato è firmato a Londra dai rappresentanti del governo britannico (capeggiati dal primo ministro David Looyd-George) e i plenipotenziari della Repubblica irlandese (tra cui Michael Collins e Arthur Griffith). Benché i rappresentanti irlandesi avessero il potere di firmare il trattato, il campo irlandese si divise. Il parlamento (Dáil Éireann) lo ratificò di stretta misura, ma i contrasti tra oppositori (tra cui Éamon de Valera) e sostenitori condusse alla Guerra civile irlandese (vinta alla fine dai sostenitori). Lo Stato libero irlandese fu ufficialmente proclamato un anno dopo, il 6 dicembre 1922).

Il Trattato prevedeva che:

  • le forze armate britanniche si ritirassero dal territorio irlandese
  • il nuovo Stato fosse un dominion dell’Impero britannico (come Canada, Terranova, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica)
  • il monarca britannico fosse il capo dello Stato libero irlandese (Saorstát Éireann) e venisse rappresentato da un Governatore generale
  • i membri del nuovo parlamento irlandese facessero un giuramento (Oath of Allegiance) che prevedeva tra l’altro l’impegno a “be faithful to His Majesty King George V, his heirs and successors by law, in virtue of the common citizenship”
  • l’Irlanda del nord avesse il diritto di ritirarsi dallo Stato libero irlandese entro un mese dall’entrata in vigore del Trattato
  • se l’Irlanda del nord avesse esercitato questo diritto, un’apposita commissione avrebbe definito le frontiere tra le due entità
  • il Regno Unito, per la sua sicurezza, avrebbe continuato a controllare alcuni porti irlandesi
  • lo Stato libero irlandese si facesse carico di una parte del debito pubblico imperiale
  • il Trattato fosse fonte giuridica di livello superiore rispetto alla Costituzione irlandese.

Temo che gli oppositori del Trattato non avessero tutti i torti!