Ti ricordi gli storni che a stormi
nei tramonti dei nostri bei giorni
quando i treni si fanno notturni
attorniavano Terni e dintorni?Bei tramonti che accesero Terni
rispecchiandone il fuoco dei forni
mentre i cieli diventano inferni
taciturni se ruotano stormi.Neri stormi sui monti di Terni
che di sera perdendo i contorni
frastornavano i nostri ritorni
con l’eterno stormire degli orni.Son trascorsi gli autunni e gli inverni
sono andati e tornati gli stormi
sulla Nera su Terni su Narni
sulle pere forate dai vermi.
Locomotiva avanti, locomotiva indietro,
cento camaleonti mi guardano dal vetro.
La comitiva è affranta, la comitiva è muta,
son tutti al finestrino nessuno mi saluta.
La commozione è forte, la commozione è piena,
quando schiacciano ai vetri le squame della schiena.
La stanza la stizza l’astuzia
di quando vivevi a Venezia
ed eri zanzara… la pazza
zanzara – che all’alba è un’inezia.
Passa in cielo una folaga…
Ne segue un’altra, analoga.
***
La cincia maschio che fischia a Schio
corre un bel rischio: ci fischio anch’io!
Son teneri, rosei ed inermi
i vermi di Forte dei Marmi
che in coro mi cantano : “Dormi!”.
Cullato dal canto dei vermi
se dormo non posso sognarmi
che un mare di vermi che mormori.
Ogni topo di chiavica
appena nato naviga.
Si fa bruno a Brunico il cielo all’imbrunire.
Dentro l’ombra al lombrico non resta che lombrire.