Un po’ meno a caldo. La regia e la fotografia sono sempre molto buone (belle le motociclette dei Falchi nei vicoli). Però secondo me nuoce (e temo faccia parte della strategia di annacquare e disinnescare il potenziale di critica sociale della vecchia Squadra) il passaggio dalla periferia al centro: non vediamo più la Napoli urbana e suburbana, metropolitana, del commissariato S. Andrea, non vediamo più il degrado dei capannoni semi-abbandonati dell’hinterland dove il controllo camorristico del territorio è totale, dove il “sistema” la fa da padrone. Vediamo invece la Napoli dei vicoli del centro storico, che si porta dietro un’immagine un po’ oleografica alla Filumena Marturano: la puttana redenta, gli abusivi che debbono campare, i parcheggiatori… E in questo modo ci sfugge (Saviano docet) che il sistema è innanzitutto produzione, economia, “modo di produzione”, datore di lavoro – e soltanto in seconda battuta controllo della prostituzione e del mercato della droga, pizzo sui negozi, illegalità diffusa.
giovedì, 20 marzo 2008 alle 12:16
Se è possibile bisogna dimenticare Cafasso, Pettenella e tutti gli altri. I paragoni sono improponibili, si tratta di livelli contenutistici e narrativi profondamente diversi. La vecchia squadra era “anomala”: i rimproveri di cafasso ai suoi erano lezioni di leadership; le battute di Sciacca erano lezioni di vita…