La cerniera lampo

Il 29 aprile 1913 è stata brevettata negli Stati Uniti la cerniera lampo (zipper), inventata dal canadese d’origine svedese Gideon Sundback.

Una delle grandi invenzioni degli ultimi cent’anni.

Non la pensa così Ted Stroehmann (interpretato da Ben Stiller) in Tutti pazzi per Mary.

Le interviste impossibili

Pavolini, Lorenzo (a cura di) (2006). Le interviste impossibili. Roma: Donzelli. 2006.

Nell’estate del 1974, se non ricordo male, presero avvio le “interviste impossibili”. L’idea, allora, non mi sembrò particolarmente innovativa: all’epoca, la mattina andavano in onda spesso i radiodrammi, che ascoltavo con molto divertimento: ricordo ancora Fantomas e anche Mathias Sandorf di Jules Verne, che poi ho letto. Alcuni scrittori intervistavano figure storiche, cui davano voce degli attori. Scrittori, personaggi e attori mi erano a volte noti, a volte ignoti. La serie durò circa un anno ed era trasmessa di pomeriggio: ero all’ultimo anno d’università, stavo lavorando alla tesi e se possibile l’ascoltavo. Negli anni successivi, a intermittenza, me ne sono ricordato.

Recentemente, Donzelli ha pubblicato la serie integrale (Bompiani ne aveva pubblicata una parte, penso con gli autori della sua scuderia). Allegato al libro, due CD (audio) con sette registrazioni. Qualcosa si trova anche nelle Teche Rai

La registrazione audio riporta all’emozione della prima diffusione. Gli scrittori parlano con la loro voce, mentre gli attori interpretano l’intervistato. Il sapore di vecchia radio e di “radiodramma” (i commenti musicali, i “rumoristi”…) è piacevolissimo. Le regie, per la maggior parte, erano curate da Andrea Camilleri e Vittorio Sermonti, all’epoca a me perfettamente ignoti, ma ora piuttosto famosi.

Nella lettura questi aspetti si perdono, ma si guadagna qualcos’altro. Penso che gli autori, nella maggior parte dei casi, fossero più orientati (e abituati) a predisporre un testo scritto che un copione teatrale. Lo svolgimento del tema è molto diverso da autore ad autore. Farò qui soltanto qualche esempio. Eco sceglie chiaramente la strada del divertimento: la sua Beatrice, femminista ante litteram, che parla in fiorentino e odia Dante, che non l’ha toccata ma l’ha violentata nella personalità, è spassosa. Anche quando Eco affronta un tema più seriamente, come nell’intervista a Diderot, la vena di divertimento resta. Altri autori scelgono un momento cruciale nella vita dell’intervistato (Napoleone alla vigilia di Waterloo, Giulio Cesare e Bruto alle idi di marzo, Plinio il Vecchio il giorno dell’eruzione del Vesuvio e della distruzione di Pompei, Attilio Regolo i momenti prima del suo supplizio). In pochi casi l’intervista si trasforma in una piccola pièce teatrale (Jack lo squartatore di Ceronetti).

Alcune interviste sono proprio bruttine. Rispetto ad altre, resta il rammarico che l’autore non ne abbia scritte di più (Camilleri, Bellonci, Del Buono). Arbasino è uno specialista, ma non tutte le sue interviste sono allo stesso livello.

Il mio preferito è il Bismarck di Sermonti, costruito con il procedimento di mettere in bocca al cancelliere, durante l’intervista, molte frasi contenute nei suoi scritti o attribuitegli come bon mots. L’intervista risulta divertentissima. Bismarck ripete anche la famosa battuta (involontaria) in latino “Nescio quid mihi magis farcimentum esset”. L’aneddoto è questo: nel 1871 a Versailles, dopo che la Prussia aveva sconfitto la Francia a Sedan, si discuteva, a lungo e senza giungere a nessuna conclusione, se l’imperatore si dovesse chiamare Kaiser della Germania, Kaiser tedesco o Kaiser dei tedeschi. Bismarck, scocciato, chiese come si dicesse in latino Wurscht (non m’interessa). Uno zelante funzionario, comprendendo Wurst (salsiccia), gli rispose prontamente “farcimentum“. Al che Bismarck, pronunciò solennemente la nota frase. Sermonti traduce: “Me ne sbatto la salsiccia!”

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