V per Vendetta

V per Vendetta (V for Vendetta), 2005, di James McTeigue (ma scritto dai fratelli Wachowski, quelli di Matrix), con Natalie Portman e Hugo Weaving.

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Il film è tratto da un fumetto di culto di Alan Moore e David LLoyd. Ho letto il graphic novel prima di vedere il film, l’ho molto amato e di qui nasce la solita storia: meglio il fumetto o il film? Il film tradisce lo spirito del libro?

Andiamo con ordine, per quanto possibile.

Il film è bello. Natalie Portman è brava. Hugo Weaving bravissimo (considerate che indossa sempre la maschera du Guy Fawkes, e che quindi può recitare soltanto con la voce e con il corpo). Bravi anche i comprimari (straordinari Stephen Fry, Stephen Rea e Roger Allam). La mano e il marchio dei fratelli Wachowski chiaramente percepibile, anche se il film resta fortemente e cupamente inglese.

L’Inghilterra è dominata da un regime fascista (il dittatore si chiama Adam Sutler, vi fa scattare qualche assonanza?). Un vendicatore anarchico, che indossa la maschera di Guy Fawkes (un cospiratore cattolico inglese che il 5 novembre 1605, nella congiura delle polveri, cercò di assassinare il re Giacomo II e tutti i lord facendo saltare il parlamento) segue un suo disegno di vendetta, ma anche quello di risvegliare la voglia di libertà del popolo. Incontra Evey Hammond, poco più di una bambina, e le loro storie si legano (di più non voglio dire).

Tanto nel fumetto quanto nel film, la rappresentazione dello Stato totalitario, ambientato in un futuro prossimo, deve più a 1984 che Brave New World.

Le ambiguità maggiori, e le differenze più grandi tra fumetto e film, si concentrano intorno a V. L’eroe solitario è necessariamente ambiguo sotto il profilo politico: la sua proposta (pars construens), proprio a causa dell’individualismo (che è una necessità narrativa, e nel fumetto anche un’esigenza del genere, legata alla tradizione dei supereroi) non può che sostituire un uomo della provvidenza a un altro – V se la cava autodistruggendosi; ma anche nella pars destruens, il vendicatore solitario si arroga il diritto di agire in nome e per conto nostro. L’ambiguità politica diventa ambiguità morale: poichè noi viviamo nella falsa coscienza, V deve svegliarci con azioni dimostrative, attentati sanguinosi e vendette (con una forte componente personale). Adotta esplicitamente, letteralmente e con fortissima evidenza (narrativa, grafica e filmica) gli stessi modi di operare e gli stessi mezzi dei fascisti – questo episodio (non posso dirvi di più, ma capirete a quale mi riferisco) è quello chiave, il più bello del libro e del film.

Alan Moore ha disconosciuto il film. A prima vista sorprendente, dato che il film è abbastanza fedele al libro. Ma se ne discosta in due punti importanti, e sono portato a dare ragione a Moore. Anzitutto il finale: a lieto fine nel film (le masse si risvegliano), ambiguo nel graphic novel. Ancora più sottile l’altra differenza: è importante per Moore che il regime fascista sia sorto per una piccola spinta (nudge), quasi uno sviluppo iscritto nella situazione attuale; i Wachowski ipotizzano invece un grande complotto di pochi, una guerra batteriologica interna scatenata ad hoc con 100.000 morti, facendoci perdere di vista il consenso di massa che i regimi fascisti hanno avuto. Leggiamo che cosa scriveva Moore nel 1988:

Naiveté can also be detected in my supposition that it would take something as melodramatic as a near-miss nuclear conflict to nudge England toward fascism. […] It’s 1988 now. […] The tabloid press are circulating the idea of concentration camps for persons with AIDS. The new riot police wear black visors, as do their horses, and their vans have rotating video cameras mounted on top. The government has expressed a desire to eradicate homosexuality, even as an abstract concept, and one can only speculate as to which minority will be the next legislated against.

Pubblicato su Recensioni. 4 Comments »

4 Risposte to “V per Vendetta”

  1. Andrea Says:

    Pienamente daccordo sulla recensione di V for Vendetta…complimenti 🙂

  2. Remember remember the fifth of November « Sbagliando s’impera Says:

    […] di far saltare il parlamento, il re e la famiglia reale. Ne abbiamo già parlato a proposito di V per vendetta, […]

  3. Sweeney Todd « Sbagliando s’impera Says:

    […] Non è il miglior film di Tim Burton. Intanto è un musical di Broadway, e (come avrete capito) a me i musical non piacciono particolarmente. Questo poi, musicalmente, è brutto. Peggio che brutto, inutile: non c’è una canzone “memorabile” (e nemmeno passabile) e quelle che ci sono non svolgono altra funzione che diluire la storia. Anche il contenuto del film è un po’ leggero e “usuale”: il solito uomo maltrattato dai potenti che si vendica. Nulla che non abbiano già raccontato innumerevoli fumetti e film, da Batman in avanti. E, meglio di tutti, recentemente, V per vendetta. […]

  4. Remember this, too « Sbagliando s'impera Says:

    […] tutti i romantici ammiratori del V dell’omonimo film (V per Vendetta) di cui parla Leonardo (Tondelli) in un post del 19 dicembre 2012 (V per vendetta, B per Benigni) […]


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