Il labirinto del fauno

Il labirinto del fauno (El laberinto del fauno), 2006, di Guillermo del Toro, con Ivana Baquero.

Una favola cupa e disperata, che rivela tutto l’orrore e il vuoto del fascismo.

Un film tecnicamente perfetto, e molto di più.

L’ossessione del tempo accomuna i due mondi. La tragedia del reale è così intollerabile che il mondo dell’oltretomba è meglio. Alla fine, Ofelia-Proserpina sceglie, e non sbaglia.

La nuova Europa è morta prima di nascere. E ce lo doveva dire un messicano.

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Lettera a una professoressa (2)

UNA TECNICA UMILE

Noi dunque si fa così: Per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un’idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola.
Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano a uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi.
Ora si prova a dare un nome a ogni paragrafo. Se non si riesce vuol dire che non contiene nulla o che contiene troppe cose. Qualche paragrafo sparisce. Qualcuno diventa due.
Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini.
Si prende il primo monticino, si stendono sul tavolo i suoi foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene.
Si ciclostila per averlo davanti tutti eguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta.
Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola.
Si chiama un estraneo dopo l’altro. Si bada che non siano stati troppo a scuola. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire.
Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza.
Dopo che s’è fatta tutta questa fatica, seguendo regole che valgono per tutti, si trova sempre l’intellettuale cretino che sentenzia: “Questa lettera ha uno stile personalissimo”.
Dite piuttosto che non sapete che cosa è l’arte. L’arte è il contrario di pigrizia.

[Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa. Firenze: Libreria editrice fiorentina. 1967. Pp. 126-127]

Decoding the Universe

Seife, Charles (2006). Decoding the Universe: How the New Science of Information Is Explaining Everything in the Cosmos, from Our Brains to Black Holes. London: Penguin Books. 2007.

Non sono convinto per niente.

Sono dell’opinione – anche se non ho maturato del tutto una teoria, che sarebbe comunque troppo lunga e complessa per dettagliarla qui – che l’informazione sia una (forse, la) chiave per comprendere meglio l’agire economico, il surplus, il “progresso”, probabilmente la stessa evoluzione. Questo è quello che mi ha spinto a comprare e leggere questo libro in primo luogo.

Il problema è che per me informazione significa dato + significato (informazione semantica). L’informazione senza significato, cioè l’informazione che non risponde a una domanda, è – appunto – soltanto dato. In questo quadro, la teoria dell’informazione di Shannon – quella che lega informazione ed entropia (la prima parte del libro di Seife, quella che illustra il percorso da Boltzmann a Shannon, è senz’altro la migliore) – è più propriamente una teoria della trasmissione/comunicazione di dati: non a caso Shannon intitolò il suo articolo A Mathematical Theory of Communication. Nella famosa formulazione di Shannon (H = – ∑ P log P) e nell’ipotesi (teorica) di un canale senza rumore, H può essere interpretata come l’ammontare medio di informazione per simbolo prodotta dall’informatore, l’ammontare medio di incertezza (data deficit) del destinatario prima dell’analisi del messaggio oppure il potenziale informativo della fonte (entropia). In quest’ultimo senso, H è una quantità fisica come la massa e l’energia – sono d’accordo con Seife. Ma stiamo parlando di dati, non di informazione (semantica).

Da qui in avanti il problema è: come possono i dati assumere significato? esiste informazione (semantica) al di fuori dei sistemi di riferimento dell’informatore e dell’informato? esiste informazione “là fuori”, indipendentemente dall’esistenza di entità in grado di coglierla? esiste informazione “ambientale”, senza rappresentazione cognitiva o processo computazionale?

Domande enormi. Seife non risponde. Se la cava mettendo la maiuscola a Natura e ipostatizzandola! Troppo facile!

Ovviamente, non so rispondere neppure io. Ma mi sembra utile questo schemino proposto da Luciano Floridi, uno dei nostri “cervelli in fuga”.

Billy Wilder

Oggi Billy (Samuel) Wilder compirebbe 101 anni: era nato il 22 giugno 1906 in Austria.

Per capire la sua grandezza basta scorrere la lista dei film che ha diretto:

Frutto proibito (The Major and the Minor) (1942)

I cinque segreti del deserto (Five Graves to Cairo) (1943)

La fiamma del peccato (Double Indemnity) (1944)

Giorni perduti (The Lost Weekend) (1945)

Il valzer dell’imperatore (The Emperor Waltz) (1948)

Scandalo internazionale (A Foreign Affair) (1948)

Viale del tramonto (Sunset Boulevard) (1950)

L’asso nella manica (Ace in the Hole) (1951)

Stalag 17 – L’inferno dei vivi (Stalag 17) (1953)

Sabrina (Sabrina) (1954)

Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch) (1955)

L’aquila solitaria (The Spirit of St. Louis) (1957)

Arianna (Love in the Afternoon) (1957)

Testimone d’accusa (Witness for the Prosecution) (1957)

A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot) (1959)

L’appartamento (The Apartment) (1960)

Uno, due, tre! (One, Two, Three) (1961)

Irma la dolce (Irma La Douce) (1963)

Baciami, stupido (Kiss Me, Stupid) (1964)

Non per soldi… ma per denaro (The Fortune Cookie) (1966)

Vita privata di Sherlock Holmes (The Private Life of Sherlock Holmes) (1970)

Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? (Avanti!) (1972)

Prima pagina (The Front Page) (1974)

Fedora (Fedora) (1978)

Buddy Buddy (Buddy Buddy) (1981)

Tra le tante citazioni di Billy Wilder che mi sentirei di sottoscrivere, ne riporto due:

An audience is never wrong. An individual member of it may be an imbecile, but a thousand imbeciles together in the dark – that is critical genius.

If you’re going to tell people the truth, be funny or they’ll kill you.