Antoni Plácid Guillem Gaudí y Cornet è nato il 25 giugno 1852 (quindi compirebbe oggi 155 anni), non a Barcellona, ma a Reus (comunque in Catalogna).
Considerato un esponente del modernismo catalano, era in realtà abbastanza isolato.
Girare Barcellona alle ricerca delle sue opere, cercando di entrare e di visitare soprattutto le meno note, è un’esperienza esaltante (ricordo, molti anni fa, di aver suonato campanelli per visitare gli appartamenti all’ultimo piano della Pedrera e vedere da vicino quei fantastici comignoli…).
La Sagrada Familia, cui dedicò gli ultimi anni della sua vita, è una delle sue cose meno convincenti. A me provoca anche molto fastidio l’uso del genio di Gaudí per farne un’icona del cattolicesimo catalano, che si spinge fino a chiederne la beatificazione. Gaudí visse i suoi ultimi anni da eremita, posseduto da una specie di mania religiosa; morì travolto da un tram.
Secondo me, la sua cosa più bella è il Parque Güell, forse anche perché – passeggiando – si gode meglio l’affastellarsi dei dettagli e delle invenzioni architettoniche e decorative.
Nel Parque Güell furono girati gli esterni di un film divenuto leggendario, Justine and Juliette (in Italia noto come: Justine, ovvero le disavventure della virtù). Il film è diretto da Jess Franco e ha un cast d’eccezione: Klaus Kinski, Jack Palance, Akim Tamiroff, Sylva Koscina e una giovanissima Romina Power.
A lungo censurato in Italia, e mai uscito in versione integrale, nei primi anni delle televisioni private lo passavano talvolta a tarda notte, in versioni selvaggiamente tagliuzzate, finché Romina Power (ormai in odore di santità, come Gaudí ) non è riuscita a farlo sparire. Qui sotto riporto la trama, ripresa da Wikipedia.
Nella Francia del XVIII secolo, Justine e Juliette, due giovani sorelle rimaste improvvisamente orfane, sono costrette ad abbandonare il collegio e a procurarsi da vivere.
Scelgono vie opposte. La bionda e viziosa Juliette va a lavorare nel bordello di Madame de Buisson, a Parigi e di lì fa fortuna passando di delitto in delitto, uccidendo senza esitare chiunque si ponga sulla sua strada, fino a diventare la mantenuta di un Conte.
La mora e virtuosa Justine si stabilisce dapprima a casa di Monsieur de Harpin, lavorando come sguattera, ma per aver rifiutato le avances di Monsieur Desroches viene accusata ingiustamente di furto, mandata in prigione e condannata a morte. Evasa al seguito della più celebre delinquente di Francia, Madame Dubois, deve difendersi dalla foia degli accoliti dell’assassina. Durante la fuga ha la fortuna di imbattersi nel romantico pittore Raymond, che la ospita nella sua casa. Ricercata dalle guardie, deve però abbandonare il nido d’amore e nascondersi nel palazzo del marchese de Bressac, lavorando come cameriera personale della marchesa. Ma il marchese, divenuto omosessuale, assassina la moglie e si libera della sua cameriera, in quanto pericolosa testimone, non prima di averle impresso sul petto la lettera “M”, quale marchio d’infamia. A Justine non resta che cercare ricovero in un convento, dove è accolta molto calorosamente da fratello Antonello e dagli altri confratelli, che però si rivelano un manipolo di sadici e iniziano a torturarla insieme alle altre graziose ospiti. Fuggita anche dal convento, Justine è intercettata da Madame Dubois, che la fa esibire nuda su un carro teatrale. Ma alla vista del marchio, il pubblico la addita come assassina e Justine è sul punto di essere arrestata, non fosse che per il tempestivo intervento della sorella Juliette che ottiene dal suo potente amante di farla liberare.
Così Justine e Juliette si riuniscono, e grazie alle scelleratezze della sorella Justine può coronare il suo sogno d’amore e abbandonare la scena mano nella mano con Raymond.
L’ingresso del Parque Güell è la casa di Raymond, mentre i portici all’interno sono il chiostro del convento in cui si pratica ogni sorta d’efferatezza.
Su questo bel sito russo trovate alcune immagini del film (che mi vergogno di riportare qui!).
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