Propriamente, come termine medico, “chi è menomato nelle facoltà intellettive per ritardo mentale o, anche, per vecchiaia o malattia”. Per estensione, specialmente come epiteto ingiurioso, “chi dimostra scarsa intelligenza: quel tuo amico è proprio un imbecille, fare la figura da imbecille, passare, essere preso per un imbecille” (De Mauro online).
Quando ero bambino, nella mia rigida famiglia (rigida, almeno, negli anni in cui ero bambino; perché via via che crescevo certe regole si attenuarono, di pari passo con l’evoluzione dei tempi e con l’irruzione della “contestazione”) era assolutamente proibito dire parolacce. Tutte le parolacce, compresi le ingiurie più veniali. Ricordo ancora – facevo, penso, la prima elementare – di essere arrossito a sentire dei bambini dire “Yo-yo! Tu sei scemo e io no”.
Avevo quasi 10 anni quando mio padre prese la patente e l’automobile. E un giorno, reagendo a una manovra impropria di un altro conducente, lo sentii imprecare: “Imbecille!”. Ma come, violava le regole che ci aveva imposto lui stesso? mi chiesi ad alta voce.
Fu allora che mio padre mi spiegò che “imbecille” non era propriamente un insulto. Derivava dal latino in- (prefisso con il significato di “con”) e bacíllum o bàculum (“piccolo bastone”). Denotava quindi una persona debole, malferma sulle gambe, obbligata ad avvalersi di un sostegno e, soltanto per estensione, debole di mente. Spiegazione poco convincente (che però ricordo con grande affetto), ma etimologia corretta.
giovedì, 20 marzo 2008 alle 10:48
[…] La parola è mutuata dal francese, e il termine è originariamente riferito alla disastrosa alluvione conseguente a un improvviso disgelo. Etimologicamente, infatti, è equivalente al nostro sbloccare, e deriva dal latino, come composto del prefisso de- e da baculare (a sua volta derivato da baculum, “bastone, barra”). Baculum è anche alla radice di “bacillo” e di “imbecille“. […]