Tutti citano questo racconto di Borges a memoria, ed è difficile da ritrovare nella sua sterminata produzione. Quindi, nel consueto spirito di servizio, eccolo qui, a completare una trilogia:
“In quell’Impero l’arte della cartografia raggiunse tale perfezione che la mappa d’una sola provincia occupava tutta la città, e la mappa dell’Impero tutta una provincia. Col tempo codeste mappe smisurate non soddisfecero e i collegi dei cartografi eressero una mappa dell’Impero che uguagliava in grandezza l’Impero e coincideva puntualmente con esso. Meno dedite allo studio della cartografia, le generazioni successive compresero che quella vasta mappa era inutile e non senza empietà l’abbandonarono alle inclemenze del sole e degl’inverni. Nei deserti dell’Ovest rimangono lacere rovine della mappa, abitate da animali e mendichi; in tutto il Paese non è altra reliquia delle discipline geografiche.”
(“Del rigore nella scienza”. Jorge Luis Borges. Tutte le opere, 1. Milano: Mondadori. 1984)
sabato, 2 giugno 2012 alle 17:44
[…] che andiamo conducendo sul tema dei metadati (per le altre puntate seguite i link: prima, seconda, terza, quarta, quinta e sesta). wikipedia.org «La scoperta di Bachtin» Stanish tenne cattedra, «sta […]
giovedì, 5 luglio 2012 alle 18:04
[…] conducendo una lacunosa riflessione. Le precedenti puntate le trovate qui: ink: prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta e […]
giovedì, 5 luglio 2012 alle 23:02
Più che l’importanza dei metadati questo apologo segnala l’importanza dei campioni, se mi permette [e poi l’avevo già usato in una giornata della statistica]
giovedì, 5 luglio 2012 alle 23:54
O forse ancor più si attaglia al tema dei modelli che, diceva Einstein, devono essere semplici ma non troppo semplici. Perché i modelli, per essere utili, devono espungere qualcosa che si sa essere vero (introducendo dunque volontariamente un errore) ma si reputa in quella situazione irrilevante, allo scopo di meglio comprendere una regolarità di funzionamento …