In un famoso racconto, una creatura di Cortazar decide di classificare in modo definitivo i bassotti.
Individuato il primo gruppo, formato da 8 bassotti, si accorge che deve a sua volta suddividerlo in tre sottogruppi – “bassotti baffuti, bassotti tipo pugile e bassotti stile segretario di ministero” – composti rispettivamente di 3, 3 e 2 bassotti.
Separatili sulla base delle nuova suddivisione, si rende conto però che il primo sottogruppo non è omogeneo, “perché due bassotti baffuti appartenevano al tipo roditore, mentre quello che restava era senza alcun dubbio un bassotto di taglio giapponese”.
Messo da parte quest’ultimo, si accinge ad annotare le caratteristiche del sottogruppo dei due roditori nella cartella dei suoi lavori scientifici, quando si girano di profilo: “mentre il primo roditore era un bassotto brachicefalo, l’altro bassotto metteva in evidenza un cranio molto più adatto per appenderci un cappello che per calzarlo”.
“Fu così – conclude Cortazar – che il sottogruppo le si dissolse tra le mani; quanto al resto, non vale neppure la pena di parlarne”.
(“La loro fede nelle scienze”. Julio Cortazar. I racconti. Torino: Einaudi-Gallimard. 1994. Riconosco con gratitudine a Phoebe il merito di aver attirato la mia attenzione su questo racconto e di averne sottolineato l’attinenza ai metadati.)
lunedì, 19 marzo 2007 alle 19:55
Come cronopio non posso che essere contenta che tu abbia sdoganato scientificamente, dall’alto della tua autorità, i bassotti. Però potevi anche dirlo al mondo che l’unica cosa che univa tutti i convenuti era l’intenzione di bere gratis alle spalle della speranza (la creatura di Cortázar).
E ora ti rilancio la palla sul tema classificazioni. Mi chiedo se voi lì tra statistici (!) pensate mai alle classificazioni così come le ha in mente Bourdieu…Secondo B. le lotte di classificazioni sono una dimensione dimenticata della lotta di classe. La posizione che si occupa nella lotta delle classificazioni dipende dalla posizione che si occupa nella struttura di classe. Cito: “La presenza o l’assenza di un gruppo nella classificazione ufficiale dipende dalla sua capacità di farsi riconoscere, di farsi vedere e di farsi ammettere e, quindi di ottenere, perlopiù a viva forza un posto nell’ordine sociale sottraendosi così all’esistenza bastarda dei mestieri senza nome di cui parla Emile Benveniste” (P. Bourdieu, La distinzione, Il Mulino, Bologna, 1983). Tra i mestieri senza nome ci sono il commercio nell’antichità e la prostituzione al giorno d’oggi.
Tu dici che lavorando sull’ATECO in Istat ci pensano a tutto questo???????
domenica, 8 aprile 2007 alle 23:08
[…] finito. “Dissi, vissi e mi contraddissi” è un mio motto. Consideratelo un commento a La classificazione dei bassotti (e anche un suo […]
sabato, 2 giugno 2012 alle 17:44
[…] che andiamo conducendo sul tema dei metadati (per le altre puntate seguite i link: prima, seconda, terza, quarta, quinta e sesta). wikipedia.org «La scoperta di Bachtin» Stanish tenne […]
giovedì, 5 luglio 2012 alle 18:04
[…] cui stiamo conducendo una lacunosa riflessione. Le precedenti puntate le trovate qui: ink: prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta e […]