Vargas, Fred (2001). Parti in fretta e non tornare (Pars vite et reviens tard). Torino: Einaudi. 2006.
Il più bello di quelli che ho letto finora (L’uomo a rovescio, Chi è morto alzi la mano e Io sono il Tenebroso). Jean-Baptiste Adamsberg incontra i quattro abitanti della topaia. La storia mi aveva insospettito, a leggere la quarta di copertina (peste nera, segni cabalistici e tutto il resto), ma l’intreccio è veramente ben costruito, credibile e pieno di colpi di scena. Insomma, funziona benissimo anche come giallo.
Mi ha parzialmente riscattato un sabato di malumore dopo un venerdì difficilissimo e una notte quasi insonne.
Questa volta le traduttrici sono due, Maurizia Balmelli e Margherita Botto. Il medievalista torna a essere un medievista. Aridàtece Yasmina Melaouah.
Non scriverò una vera recensione (Morgaine è avvertita), ma riporto alcune citazioni che mi hanno divertito e incuriosito.
Sono uno che riconosce il valore del tempo perso (p. 115).
C’era gente che sapeva una quantità di cose spaventosa. Che da un lato era stata attenta a scuola, e poi aveva continuato ad accumulare conoscenze a vagonate (p. 155).
Chi semina audience raccoglie panico (p. 173).
– Avrà parecchia carne al fuoco, signor consulente.
– Anche lei, commissario.
– Io non distinguo nemmeno più la carne dal fuoco.
– Come pensa di affrontare la cosa?
– Andando a dormire (p. 174).
sabato, 7 luglio 2007 alle 18:35
In quale libro il suo assistente lo chiama “spalatore di nuvole”? Non me lo ricordo più.
sabato, 14 luglio 2007 alle 21:34
Sono d’accordo il libro è veramente notevole, ma la traduzione è piuttosto triste, funestata qua e là da parole inesistenti o troppo rare per essere comprensibili e anche da errori di stampa. E ci si sono messe in due!
Proverò a leggere Vargas in francese per vedere se è davvero impossibile tradurre bene. Ma no lo sappiamo la grande Yasmina è capace di tradurre in oro lucente tutto quello che le capita sotto mano.
domenica, 15 luglio 2007 alle 18:25
Ho finito qualche minuto fa “Parti in fretta e non tornare”. Il primo libro che ho letto della Vargas e certo non l’ultimo.
È piaciuto molto anche a me. Non amo molto i gialli a meno che non siano ricchi di rimandi ad altre letture. A meno che non sappiano evocarmi altro. E “Parti in fretta e non tornare” è pieno di rimandi letterari, di cortocircuiti.
Mi piace il misto di logica/razionalità e totale abbandono all’intuizione, all’irrazionale, addirittura ai fantasmi. E poi c’è quella convinzione nell’“animazione” degli oggetti che lo percorre tutto e che mi piace moltissimo. Chi di noi, in certi momenti, non ha guardato/guarda il suo cellulare pregandolo di fare bip-bip (o quello che fa a seconda delle più moderne suonerie)? Come se nell’oggetto in sé ci fosse la soluzione ai nostri guai, ai nostri malumori, o semplicemnte la soddisfazione di un desiderio?
Una citazione:
“- No, Danglard. È raro che io abbia paura. La paura la conservo per quando sarò morto, mi rovinerà meno la vita.” (p.144)
domenica, 29 luglio 2007 alle 11:17
[…] Riassunto delle puntate precedenti. Sono al 5° romanzo della Vargas, tutti recensiti su questo sito: L’uomo a rovescio, Chi è morto alzi la mano, Io sono il Tenebroso (dove ho riportato anche una cronologia delle opere della Vargas, tradotte e non tradotte in italiano) e Parti in fretta e non tornare. […]
domenica, 19 agosto 2007 alle 19:51
si, bella l’idea di base, ma… non sembra anche a voi che alla fine si sgonfi come un sufflè?