La prima poesia che ho imparato alle elementari, probabilmente in prima, si chiama Le ochette del pantano, di Renzo Pezzani. Dev’essere un’esperienza comune a molti coetanei, perché era presente su tutti i libri di lettura, che erano diversi per curatore, anno d’edizione e prezzo ma in sostanza tutti uguali (ma guai ad avere quello sbagliato! e i bambini, che sono legalitari e “letterali”, erano i primi alleati dei maestri e dell’industria del libro scolastico).
Cercando la poesia con Google, scopro che è generalmente considerata una filastrocca d’origine ignota, cui nel tempo si sono aggiunti versi che non c’erano. Restituiamo a Renzo quel che è di Renzo. Ecco l’originale:
Le ochette del pantano
vanno piano piano piano
tutte in fila come fanti
una dietro e l’altra avanti
una si pettina
l’altra balbetta
con voce bassa
la stessa parola
una sull’acqua
come una barchetta
fatta di un foglio
di libro di scuola.
Non male, vero? hai una sua esile delicatezza crepuscolare, se uno riesce a non ridere subito. Oppure se ride, e poi prova a rileggerla.
Renzo Pezzani, nato nel 1998 1898, era di Parma. Seguì la sua vocazione e fece il maestro, ma l’avvento del fascismo lo costrinse a fuggire (Parma resistette a lungo dopo la marcia su Roma, ma alla fine la resistenza di Parma Vecchia, il quartiere proletario della città al di là del torrente, fu soffocata nel sangue). Pezzani fuggì a Torino, dove lavorò alla casa editrice SEI. I suoi libri di lettura per le elementari lo resero ricco, ma quando morì nel 1951 era rovinato.
Continuò ad amare la città natale, dove sognava di tornare, e scrisse un Inno a Parma che fu musicato da Ildebrando Pizzetti per coro a due voci e orchestra nel 1951.
Qui sotto uun’immagine di Parma Vecchia (od Oltretorrente). Chi deve capire, capirà…
venerdì, 6 aprile 2007 alle 20:03
Mi piace lo stile dei tuoi ultimi post! Questo poi……Renzo Pezzani (nato nel 1898!) per età avrebbe potuto essere il maestro giovane di mio nonno e chissà….A lui (mio nonno) piaceva spesso dire:
Bisogna esser lontan
pär sentir col ch’at vál
aver’gh ados coll mäl
pez che na fama äd pari,
ch’i ciamen nostalgia
Ed è stato buffo scoprire, grazie a te, che proprio questi versi sono tra i pochi di Pezzani che si ritrovano in rete
sabato, 7 aprile 2007 alle 8:24
[…] Ancora su Parma e […]
martedì, 14 aprile 2009 alle 17:25
Anche se con due anni di ritardo leggo sul suo blog “Le ochette de pantano” di Renzo Pezzani. La ricordo ancora anch’io quasi tutta: soltanto gli ultimi due versi erano disordinati nella mia memoria e ho riletto tutto con gioia. L’ho imparata in prima elementare (nel 1941); ora sono settantacinquenne e mi è improvvisamente, e stranamente, ritornata in mente. Ho provato a cercarla su Internet e ne ho trovato tante versioni nei siti più diversi: il suo blog è il più vicino a quanto io ricordavo; così ho appreso anche la storia di Pezzani, che sconoscevo. La ringrazio per la gioia che mi ha dato mettendo in rete questo pezzetto di vita di tanti fanciulli.
mercoledì, 4 novembre 2009 alle 17:50
Un po’ strana ma bella. Mia figlia, di otto anni, doveva scrivere per la scuola delle filastrocche cosi per arricchire il compito abbiamo telefonato alla nonna (mia mamma) che si è ricordata di questa poesia imparata alle sue elementari. La ricorda benissimo ed è stata felice di parlarne alla sua nipotina. Mamma ha 71 anni.
da Monte di Procida (NA)
giovedì, 5 novembre 2009 alle 11:33
Io ho un po’ meno di 71 anni: mi fai sentire vecchio!
lunedì, 1 marzo 2010 alle 15:42
BELLAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!! A TE KE HAI SCRITTO E RICORDATO QUESTA STUPENDA E SEMPLICE FILASTROCCA O POESIA COME DIR SI VOGLIA UN GRANDE ABBRACCIO!!!! qUANTE VOLTE NHO CERCATO DI RICORDARLA MA ARRIVAVO SOLO A “UNA DIETRO E L’ALTRA AVANTI” ORA FINALMENTE POSSO RICORDARLA TUTTA. SIGH. QUANTI ANNI GRAZIE ANCORA
lunedì, 19 luglio 2010 alle 13:04
Grazie per aver pubblicato la prima poesia da me imparata nel 1958. Io ricordavo soltanto le prime tre strofe 🙂 Che gioia impararla di nuovo!!!
giovedì, 16 settembre 2010 alle 19:48
grazie! Questa è l’ultima poesia che mia madre è riuscita a recitarmi per intero prima di perdersi nell’alzheimer, e ancora adesso, dopo tanto tempo, quando le recito le prime frasi (le uniche che ricordavo prima di trovarla quassu’)sento riannodarsi qualche flebile refolo della sua coscienza con la mia presenza. Stassera glie la potrò finalmente recitare per intero. Grazie anche da parte sua.
lunedì, 27 dicembre 2010 alle 15:19
mi era venuta in mente proprio oggi mentre ero per strada.
Ho cercato e l’unica piccola differenza che mi ricordo io è nell’ultimo verso:
“d’un libro di scuola”
ma forse è la memoria che m’inganna.
Non ha importanza.
Grazie che ci sono ancora persone che hanno
queste dolci nostalgie.
Ciao.
Mario
martedì, 6 settembre 2011 alle 18:06
….questa poesiola non l’imparai a scuola ma sulle ginocchia di mia madre in età pre -scolare..mentre in lontananza si avvertivano gli scoppi dell’anti aerea della II guerra mondiale.. Oggi , dopo tanti anni, i primi versi venutimi in mente senza alcun apparente motivo, ( ricordavo solo quelli) mi hanno fatto sentire il calore di quell’affetto ormai perduto e che mai più potrà colmarsi…..,
domenica, 25 agosto 2013 alle 21:36
c’è sicuramente un errore nella data di nascita di Renzo Pezzani poichè anch’io che ho 66 anni ho imparato questa poesia sui banchi dell’asilo e mi piace ancora e la insegno ai miei nipotini
domenica, 25 agosto 2013 alle 21:49
Ringrazio della segnalazione. Era un semplice mio errore di battitura (1898, invece di 1998) e l’ho già corretto.
domenica, 5 giugno 2016 alle 14:23
E’ stata la Mia prima poesia della prima elementare 73 anni fa’ e ancora la ricordo perfettamente
venerdì, 21 ottobre 2016 alle 15:02
ricordo perfettamente questa filastrocca e noto che manca la seconda parte che dice : ora in fila le altre ochette vanno come scolarette le conduce la più vecchia sono piccole alla secchia se più grandi si faranno al canale scenderanno.
venerdì, 21 ottobre 2016 alle 15:51
Grazie!