Promesse da marinaio. Non avevamo finito. “Dissi, vissi e mi contraddissi” è un mio motto. Consideratelo un commento a La classificazione dei bassotti (e anche un suo disvelamento).
Due brani di Wittgenstein:
Considera, ad esempio, i processi che chiamiamo “giochi”. Intendo giochi da scacchieri, giochi di carte, giochi di palla, gare sportive, e via discorrendo. Che cosa è comune a tutti questi giochi? – non dire: “deve esserci qualcosa di comune a tutti, altrimenti non si chiamerebbero ‘giochi’ “– ma guarda se ci sia qualcosa di comune a tutti. – Infatti, se li osservi, non vedrai certamente qualche cosa che sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele, e anzi ne vedrai tutta una serie. Come ho detto: non pensare, ma osserva! – Osserva, ad esempio, i giochi da scacchiera, con le loro molteplici affinità. Ora passa ai giochi di carte: qui trovi molte corrispondenze con quelli della prima classe, ma molti tratti comuni sono scomparsi, altri ne sono subentrati. Se ora passiamo ai giochi di palla, qualcosa di comune si è conservato, ma molto è andato perduto. Sono tutti ‘divertenti’? Confronta il gioco degli scacchi con quello della tria oppure c’è dappertutto un perdente o un vincente o una competizione tra giocatori? Pensa allora ai solitari. Nei giochi con la palla c’è vincere e perdere; ma quando un bambino getta la palla contro un muro e la riacchiappa, questa caratteristica è sparita. Considera quale parte abbiano abilità e fortuna. E quanto sia differente l’abilità negli scacchi da quella nel tennis. Pensa ora ai girotondi: qui c’è l’elemento del divertimento, ma quanti degli altri tratti caratteristici sono scomparsi! E così possiamo passare in rassegna molti altri gruppi di giochi. Veder somiglianze emergere e sparire. E il risultato di questo esame suona: Vediamo una rete complicata di somiglianze che si sovrappongono e si incrociano a vicenda. Somiglianze in grande e in piccolo.
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Non posso caratterizzare queste somiglianze meglio che con l’espressione “somiglianze di famiglia”; infatti le varie somiglianze che sussistono tra i membri di una famiglia si sovrappongono e si incrociano nello stesso modo: corporatura, tratti del volto, colore degli occhi, modo di camminare, temperamento, ecc. ecc. – E dirò: i ‘giochi’ formano una famiglia. E nello stesso modo formano una famiglia, ad esempio, i vari tipi di numeri. Perché chiamiamo una certa cosa ‘numero’? Forse perché ha una – diretta – parentela con qualcosa che finora si è chiamato numero; e in questo modo, possiamo dire, acquisisce una parentela indiretta con altre cose che chiamiamo anche così. Ed estendiamo il nostro concetto di numero così come, nel tessere un filo, intrecciamo fibra con fibra. E la robustezza del filo non è data dal fatto che una fibra corre per tutta la sua lunghezza ma dal sovrapporsi di molte fibre una all’altra. Se però qualcuno dicesse: “Dunque c’è qualcosa di comune a tutte queste formazioni, – vale a dire la disgiunzione di tutte queste comunanze” – io risponderei: qui ti limiti a giocare con una parola. Allo stesso modo si potrebbe dire: un qualcosa percorre tutto il filo, – cioè l’ininterrotto sovrapporsi di queste fibre.
Wittgenstein, Ludwig (1967). Ricerche filosofiche. Torino: Einaudi. 1967.
lunedì, 9 aprile 2007 alle 20:07
Ma ci possiamo fidare di uno che quando era a corto di argomenti minacciava con un attizzatoio stimabili colleghi?
mercoledì, 20 giugno 2007 alle 11:51
[…] occasionalmente, sistematicamente ed esclusivamente omosessuali eccetera: il soliti problema dei metadati. La stima più famosa dell’incidenza degli omosessuali maschi è il 10% riportato dal […]
sabato, 7 luglio 2007 alle 18:02
[…] che cos’è l’amore. E invece l’amore è come il “gioco” di cui parla Wittgenstein: quale dei fili multicolori di cui è fatta la robusta e fragile gomena dell’amore ne coglie […]
sabato, 2 giugno 2012 alle 17:44
[…] conducendo sul tema dei metadati (per le altre puntate seguite i link: prima, seconda, terza, quarta, quinta e sesta). wikipedia.org «La scoperta di Bachtin» Stanish tenne cattedra, «sta […]
giovedì, 5 luglio 2012 alle 18:04
[…] una lacunosa riflessione. Le precedenti puntate le trovate qui: ink: prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta e […]
sabato, 7 luglio 2012 alle 19:27
[…] antenati e ispirazioni (viene subito in mente Melville, anche per assonanza tra i due autori, ma le rassomiglianze di famiglia sono troppe per poter essere citate) e con così tante “voci” (Miéville passa in […]
mercoledì, 18 settembre 2013 alle 22:39
[…] voi. Per me c’è una rassomiglianza nemmeno troppo fedele. Al più, somiglianze di famiglia […]
sabato, 7 dicembre 2013 alle 21:51
[…] Delle somiglianze di famiglia (Familienähnlichkeiten) nell’accezione wittgensteiniana abbiamo già parlato seriosamente qui. […]
lunedì, 10 novembre 2014 alle 19:58
[…] brano di Wittgenstein, giustamente celeberrimo e citatissimo, l’avevo riportato e discusso qui. Ma con un piccolo colpo di mano userò l’argomento di Wittgenstein a proposito di […]